Propaganda e problemi economici, così una famiglia si è radicalizzata

Così la famiglia Sergio ha scelto di partire per la Siria. Dopo mesi di "bombardamento" erano pronti per il jihad

Propaganda e problemi economici, così una famiglia si è radicalizzata

L’operazione denominata “Martese” che nella mattinata di mercoledì ha portato all’esecuzione di dieci ordinanze emesse dalla Procura di Milano nell’ambito di un’inchiesta su jihadisti legati all’ISIS, ha portato anche all’arresto di un intero nucleo familiare composto da italiani convertiti.

La famiglia Sergio risultava da tempo radicalizzata, con la figlia minore, Maria Giulia “Fatima Az-Zahra” Sergio, attualmente in Siria assieme al marito albanese Aldo Kobuzi, entrambi ricercati per terrorismo.

Sono dunque finiti in carcere il padre (Sergio), la madre (Assunta) e la sorella maggiore (Marianna), bloccati appena in tempo, mentre erano in procinto di partire per raggiungere la figlia in Siria.

Sergio Sergio si era già licenziato dalla ditta presso la quale lavorava, aveva venduto i mobili di casa ed era pronto al viaggio verso la “terra promessa”, dopo che Maria Giulia li aveva martellati per mesi, convincendoli finalmente a raggiungerla.

Tra gli arrestati figurano anche Baki Coku (zio di Aldo Kobuzi) e sua moglie, Arta Kacabuni, entrambi residenti in provincia di Grosseto, mentre è tutt’ora ricercata Bushra Haik, cittadina canadese di origini siriane, nata e cresciuta a Bologna e attualmente residente a Riyadh. E’ lei che ha svolto un ruolo chiave per quanto riguarda l’indottrinamento di Maria Giulia, grazie alle lezioni di Corano impartite via web a un gran numero di studenti.

Un caso interessante che fa emergere alcuni aspetti da tenere in attenta considerazione:

1. In primis si è di fronte al primo caso italiano che vede un intero nucleo familiare convertitosi, radicalizzatosi in breve termine e pronto a partire per lo “Stato Islamico”. Un fatto senza precedenti nel nostro paese, ma abbastanza comune nei Balcani, dove sono segnalati diversi casi tra cui quello della stessa famiglia Kobuzi.

La madre di Aldo e sorella di Coku Baki, Donika, è infatti in Siria assieme alla figlia Serjola, a sua volta precedentemente sposata con Mariglen Dervishllari e morto in Siria mentre combatteva nelle file dell’ISIS.

2. In secondo luogo è evidente il collegamento tra una difficile situazione socio-economica dei Sergio e il repentino indottrinamento radicale messo in atto dai propagandisti.

Sergio e Assunta erano infatti da anni in difficoltà economiche e si erano trasferiti da Torre del Greco a Inzago, in modo da poter usufruire di un sostegno da parte della Caritas e della parrocchia. In breve tempo l’intera famiglia si è convertita all’Islam e si è rapidamente radicalizzata.

La radicalizzazione di interi nuclei familiari è abbastanza comune nei Balcani e in particolar modo in Albania e Macedonia, dove nelle aree più povere i reclutatori del terrore trovano terreno fertile, spesso anche grazie ad aiuti finanziari che alcune moschee wahhabite ricevono da generosi donatori del Golfo e che permettono di fornire un piccolo stipendio a chi decide di frequentare i centri islamici radicali e di assumere uno stile di vita wahhabita.

3. Risulta infine evidente il ruolo chiave della propaganda fatta con l’ausilio di internet da Bushra Haik attraverso l’utilizzo di strumenti sincroni che permettono di attirare numerosi potenziali elementi sensibili alla propaganda e dunque al reclutamento.

Bushra era vissuta a Bologna fino al 2012 ed era ben nota all’interno delle comunità islamiche del nord Italia. Il fatto che abbia successivamente deciso di trasferirsi nella capitale saudita per “insegnare Corano”, diventando poi di fatto personaggio di spicco per la propaganda filo-ISIS deve far riflettere. E’ lecito porsi alcune domande: quanti altri “studenti” italiani ha convertito al jihadismo? In che modo le sue lezioni venivano rese note agli interessati? Quali erano gli eventuali contatti della Haik in Italia? E’ possibile che vi fossero personaggi che indirizzavano i potenziali allievi verso di lei? In che modo erano identificati gli individui sensibili alla propaganda radicale?

L’analista russo Alexei Grishin, esperto di radicalizzazione islamista nella Federazione Russa, ha messo in evidenza alcuni elementi di vitale importanza per comprendere adeguatamente il meccanismo del reclutamento.

Grishin spiega che i reclutatori e i propagandisti possono usufruire dell’aiuto di “osservatori” che hanno il compito di individuare soggetti potenzialmente sensibili alla propaganda e di raccogliere informazioni su di loro che saranno poi estremamente utili per il cosidetto “approccio individuale”: profili psicologici, condizioni socio-economiche, età, sesso, punti deboli.

Egli afferma poi che una buona parte dell’indottrinamento e del reclutamento

avviene via internet; una modalità molto più sicura del vecchio sermone fatto all’interno dei centri islamici e che permette di raggiungere simultaneamente un vasto numero di interessati nelle più disparate parti del mondo.

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