I tunisini accerchiano gli agenti: la furia con pugni e bottigliate

Poliziotti accerchiati, colpiti con pugni e minacciati con una bottiglia di vetro rotta da un gruppo di tunisini che volevano impedire l'arresto di un connazionale. Un poliziotto finisce in ospedale con 20 giorni di prognosi

I tunisini accerchiano gli agenti: la furia con pugni e bottigliate

Gli episodi di violenza nei confronti delle forze dell'ordine sono sempre più all'ordine del giorno. Un controllo di polizia si è trasformato in una brutale aggressione che ha mandato un poliziotto in ospedale con ben 20 giorni di prognosi. È accaduto ieri pomeriggio a Bologna, in piazza dell’Unità, ma se ne ha notizia solo oggi.

Il malcapitato è un poliziotto della Squadra Mobile che insieme ai colleghi, in borghese, ha proceduto al controllo di un uomo di trent’anni, tunisino, già noto alle forze dell’ordine e con un divieto di dimora nella città. Riconosciuto dai poliziotti, alla vista di questi ultimi, il trentenne ha tentato prima la fuga spintonando i poliziotti, danneggiando taxi ed auto in sosta. Nonostante i tentativi, gli agenti sono riusciti a bloccarlo. Mentre si dimenava, urlando e opponendo resistenza, un gruppo di suoi connazionali ha letteralmente accerchiato i poliziotti cercando di impedire l’arresto e usando violenza. In particolare uno di loro, avrebbe sferrato diversi violenti pugni all’indirizzo degli agenti, assumendo la classica posizione da pugile. Un altro connazionale invece, ha rotto una bottiglia di vetro, usandone una parte affilata per minacciare i poliziotti.

Ad aver accerchiato e aggredito gli agenti sono tutti soggetti di nazionalità tunisina. All’arrivo di altri equipaggi in ausilio ai poliziotti, alcuni sono riusciti a fuggire mentre due di loro sono stati arrestati con l’accusa di lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale.

Sulla vicenda è intervenuta il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che ha espresso "vicinanza e solidarietà agli agenti della Polizia di Stato aggrediti", ha giudicato inoltre "Inaccettabile qualsiasi minaccia e violenza nei confronti di chi opera quotidianamente con dedizione e sacrificio per tutelare la sicurezza dei cittadini e delle nostre città".

Maggiori tutele ed equipaggiamenti invece è la richiesta dei sindacati di polizia ai quali, la solidarietà non basta. “Bene la vicinanza di Lamorgese per la brutale aggressione subita dai nostri colleghi a Bologna, ma ciò che serve non sono le parole, bensì mezzi e maggiori tutele”, dice invece Fabio Conestà, Segretario Generale del Movimento Sindacale Autonomo di Polizia, “Ostacolare un arresto è un reato, così come lo è aggredire chi in quel momento rappresenta la legge. La professionalità dei colleghi, a cui va la nostra solidarietà, ha scongiurato conseguenze peggiori. Ci auguriamo che gli arrestati non siano rimessi in libertà già da stasera. Senza pena certa – conclude - non si fa altro che legittimare condotte di questo tipo che ci porteranno alla deriva, siamo sempre più in balia dei criminali e loro questo lo sanno”.

Il fenomeno delle aggressioni non si arresta, anzi è sempre in costante crescita, come, rilevano i dati preoccupanti dell’osservatorio ‘Sbirri Pikkiati’ di Asaps, secondo i quali nei primi sei mesi dello scorso anno, le aggressioni su strada, nei

confronti degli uomini in divisa, sono aumentate del 20,6%, nonostante il lockdown. Di questi attacchi alle forze dell’ordine, sempre secondo quanto registra l’osservatorio, il 40% vede come responsabili cittadini stranieri.

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