Quadro clinico, età, effetti collaterali: così scelgono chi va in terapia intensiva

Approvato il nuovo documento che sostiene i medici e gli anestesisti nelle scelte terapeutiche in condizioni straordinarie. I criteri per scegliere chi accede alle cure intensive: quadro clinico, effetti collaterali ed età

Quadro clinico, età, effetti collaterali: così scelgono chi va in terapia intensiva

Dover scegliere quali pazienti ammettere alle cure della terapia intensiva e quali lasciare fuori. Era il dramma toccato con mano dai medici e dagli anestesisti, che a marzo avevano dovuto fare una scelta, durante la prima ondata della pandemia da Covid-19. Per questo era stato stilato un documento, elaborato dalla SIAARTI, la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva, che forniva dei criteri e delle raccomandazioni per "l'ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili".

E ora, sembra che il dramma potrebbe ripetersi, causato dalla crescita esponenziale della richiesta di assistenza intensiva, che ha portato a una "sproporzione fra richiesta di cura e capacità di risposta del sistema". Per questo, come annunciato da SIAARTI lo scorso 30 ottobre, è stato istituito un gruppo di lavoro che comprende anche FNOMCeO, "con l’obiettivo di avviare congiuntamente una riflessione riportando in modo condiviso il ragionamento entro l’alveo della deontologia medica e a valutare l’opportunità di prevedere eventuali modifiche del Codice di Deontologia Medica". Il nuovo documento specifica che, "nonostante le misure adottate per garantire a chiunque un trattamento adeguato", grazie all'aumento dei posti letto, "nelle aree più colpite si è reso necessario procedere a una allocazione delle risorse attraverso criteri di triage basati sul principio etico di giustizia distributiva". I criteri d'accesso ai trattamenti intensivi e sub-intensivi, esposti nel testo, si basano sull'adeguatezza e la proporzionalità delle cure, "in relazione al bilancio fra costi/benefici di ogni pratica clinica, commisurata agli esiti prevedibili di salute".

In caso di carenza di risorse, si legge nel testo "è data precedenza per l’accesso ai trattamenti intensivi a chi potrà ottenere grazie ad essi un concreto, accettabile e duraturo beneficio". Per capirlo, i medici devono applicare i criteri "rigorosi, espliciti, concorrenti e integrati, valutati sempre caso per caso", quali "gravità del quadro clinico, comorbilità, stato funzionale pregresso, impatto sulla persona dei potenziali effetti collaterali delle cure intensive, conoscenza di espressioni di volontà precedenti nonché la stessa età biologica, la quale non può mai assumere carattere prevalente". I pazienti che non vengono trattati in modo intensivo, precisa il documento, "sono comunque presi in carico prestando loro le cure appropriate e proporzionate di cui vi sia disponibilità". Il ricorso ai criteri sopra esposti deve essere applicato "esclusivamente in stato di assoluta necessità". Infine, il testo specifica che "sono garantiti quali criteri di scelta sotto il profilo deontologico e professionale: il rispetto, la tutela della dignità e della salute della persona, la proporzionalità e l’adeguatezza delle cure, l’equità d’accesso, il criterio di beneficialità, l’età e/o le altre situazioni di vulnerabilità".

Dopo il dramma di marzo, sembra che gli anestesisti possano ancora trovarsi a dover scegliere chi ammettere alle cure intensive: "Lo scenario in cui ci siamo trovati a marzo sta purtroppo tornando attuale

– ha precisato la presidente SIAARTI– con un'intensità e una durata ancora non quantificabili. La pressione sul sistema sanitario è già alta e potrebbe generare presto nuove situazioni di squilibrio".

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