Qualcosa si muove (non la sinistra)

Lassismo nei confronti dell'immigrazione, disimpegno militare e utopia green sono infatti tre dei nostri nervi scoperti

Qualcosa si muove (non la sinistra)
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C'è una luce in fondo al tunnel del caos immigrazione. L'ha accesa ieri l'Unione Europea annunciando l'imminente presentazione di un nuovo regolamento comune a tutti i 27 Paesi membri i cui governi e le cui magistrature si sono mosse finora in ordine sparso creando incertezza e grande disordine. Si tratta di un piano in 52 punti che stabilisce quando e come un immigrato clandestino può essere espulso e rimpatriato e come devono essere organizzati i centri di accoglienza temporanea. A una prima lettura tutte le istanze italiane, compreso il via libera al contestato modello Albania, sarebbero state accolte. Se aggiungiamo che in queste ore la stessa Europa sta discutendo seriamente su come finanziare la sua difesa dopo anni passati a fare spallucce e che affiorano i primi dubbi sul piano di transizione ecologica a tappe forzate (solo auto elettriche entro il 2035), beh se tutto questo fosse la conseguenza dell'arrivo sul nostro continente della perturbazione Trump allora vorrebbe dire che non tutti i mali vengono per nuocere. Lassismo nei confronti dell'immigrazione, disimpegno militare e utopia green sono infatti tre dei nostri nervi scoperti che il presidente americano ha da subito individuato e sui quali sta impostando con cinismo e spregiudicatezza l'inizio della sua partita per «rifare l'America grande». Io non so se l'America tornerà grande i mercati finanziari paiono non crederci troppo a noi preme che l'Europa ringiovanisca e torni a crescere, cosa impossibile con la ricetta in uso di pensare più ai tappi delle bottiglie che ai satelliti, ai cavilli burocratici che alla difesa delle frontiere esterne. Come al solito, quando si arriva a questi bivi la sinistra scende in piazza. Massimo rispetto, ma ancora una volta dimostra di non essere all'altezza di giocare in Champions League, ripete riti triti e ritriti che non portano da nessuna parte. Ma che c'entra la piazza? In questo momento l'Italia non ha bisogno di slogan ma di unire le sue forze per contare sui tavoli che contano.

Qui davvero si sta decidendo il futuro delle prossime generazioni, sia di destra che di sinistra, non quello di Daniela Santanchè o di Andrea Delmastro. Eppure l'atteggiamento è lo stesso: divisioni, insulti, manichini bruciati come in un'eterna assemblea studentesca. Ma questi diventeranno mai grandi?

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