Se parli male dei grillini sei fuori da tutto. Marchiato con la lettera scarlatta. Un paria. Se poi sei un giornalista e per soprammercato hai il difetto di dire le cose come stanno, cioè di fare il tuo lavoro, è ancora peggio.
È successo ieri a Jacopo Iacoboni, cronista della Stampa, al quale è stato impedito l'ingresso a «Sum», il meeting del Movimento 5 stelle a Ivrea. La versione ufficiale è che non aveva un accredito, anzi ne aveva uno tarocco, anzi non lo aveva neanche chiesto. La verità è che ha scritto un libro svelando i trucchi del Movimento. Lesa maestà. Il regime di Casaleggio non consente critiche e per i dissidenti c'è il confino mediatico e digitale. È il fasciogrillismo. E come sempre, dove c'è puzza di potere e tanfo di regime, spuntano subito i collaborazionisti. Perché a fare da gran cerimoniere del summit casaleggiano c'era Gianluigi Nuzzi, giornalista di vaglia, che ha cercato di difendere l'indifendibile: la scelta di impedire l'ingresso a un suo collega. E a nulla sono valse le lamentele del là presente Enrico Mentana. Immaginatevi cosa sarebbe accaduto se un giornalista sgradito fosse stato lasciato fuori dalla convention di un altro partito, magari di destra. Apriti cielo. Giustamente.
Ma non c'è da stupirsi. Questo è il Dna dei pentastellati. E lo è sempre stato. Solo gli stupidi si fanno ingannare dal volto rasato e dalla faccia da televenditore di Luigi Di Maio. I grillini odiano tutto ciò che non è grillino. Detestano la casta ma sono diventati una setta. Credono di essere antropologicamente diversi rispetto a chi non la pensa come loro, che si tratti di Berlusconi - come ha sostenuto Danilo Toninelli due giorni fa - o di un cronista che osa scoperchiare le pentole nelle quali bollono i loro progetti farneticanti.
Da almeno dieci anni Grillo mette alla gogna sul suo blog i giornalisti che osano muovergli qualche timida critica. E poi partono gli insulti delle squadracce digitali, dei mostri da tastiera che sputano odio su tutto e tutti. Questo è il metodo Cinque stelle. Un metodo da taglialingue. E il bello è che questi sono quelli che ora dovrebbero, in quanto primo partito, dialogare con gli altri partiti per trovare una mediazione.
Volevano parlare con tutti e ora non parlano con nessuno. Erano la casa di vetro, il simbolo della trasparenza e ora si sono chiusi nel privé col timbro sulla mano. Mattarella più che affidare loro un mandato esplorativo dovrebbe mandarli a quel paese.
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