La Regione Sicilia prepara i tamponi per chi è rientrato dal Nord

Sono 35 mila i siciliani rientrati sull'Isola dalle zone rosse del Nord: per loro, e forse anche per le famiglie, saranno effettuati migliaia di tamponi nei prossimi giorni. Nel frattempo, anche la Sicilia comincia a produrre mascherine

La Regione Sicilia prepara i tamponi per chi è rientrato dal Nord

La Regione Sicilia a gamba tesa contro il Covid-19: dopo la stop ai collegamenti aerei e navali (salvo eccezioni), saranno effettuati tamponi per tutti quelli che sono rientrati, in alcuni casi "scappando", dal Nord Italia nei giorni scorsi, e non solo. È quello di cui si è discusso nel corso dell'ultima riunione della giunta siciliana dopo il "via libera" alle spese urgenti della Protezione civile.

Come riportato da LaSicilia.it, l'ipotesi è di sottoporre al test sul Coronavirus innanzitutto medici, infermieri e operatori sanitari, ma con diversi step. Il primo, riguarda il tampone a tutto il personale dei reparti a contatto con pazienti contagiati per poi estendere, "work in progress", il tampone al resto del personale.

Tamponi per 35mila persone

La novità rilevante, però, è quella di voler effettuare tamponi a tutti i siciliani tornati dalle "zone rosse" del Nord negli scorsi fine settimana ed estenderli anche ai familiari delle persone rientrate sull'Isola, come ha fatto intendere l'assessore regionale alla Salute Ruggero Razza. Lo sforzo sarà enorme, visto che i rientrati in Sicilia che si sono registrati sulla piattaforma online della Regione hanno toccato quota 35mila.

Un’operazione, questa, che comporterà "un notevole sforzo organizzativo" ma ormai certa, con il test che dovrebbe essere somministrato nei prossimi giorni.

"Pronti al picco"

Anche la Sicilia, come il resto d'Italia, si prepara all'aumento dei contagi ed al picco. "Ci sarà, ancora deve arrivare. Ma noi ci faremo trovare pronti", rassicura l’assessore regionale alla Salute Razza. Il Presidente Nello Musumeci si sbilancia: "Obiettivamente temiamo il peggio che, secondo gli esperti, potrebbe essere alla fine di questa settimana o all’inizio della prossima".

Il governo regionale, però, tende a minimizzare sul dossier degli esperti del ministero della Salute e della Protezione civile, rivelato da Repubblica, secondo il quale il record in Sicilia si raggiungerà fra il 6 e il 10 aprile con 2.500 contagiati e fino a 300 ricoverati in terapia intensiva. "Se queste proiezioni fossero vere, il sistema siciliano saprà rispondere, ma è improbabile che ci si arriverà", è la linea emersa nella riunione notturna.

L'assessore alla Salute, però, è ottimista e ritiene che in Sicilia non si arriverà ad avere bisogno di reparti d’emergenza in aree fieristiche o altre “location” non ospedaliere, come avvenuto in Lombardia e in altre zone del Nord. L'ipotesi di essere costretti ad utilizzare, ad esempio, la Fiera del Mediterraneo a Palermo o le Ciminiere a Catania resta, per ora, "soltanto uno scenario di guerra estrema al Coronavirus".

Ecco il "piano B"

Il governatore, l’assessore ed i saggi hanno messo a punto il cosiddetto “piano B”: in Rianimazione 200 posti dedicati, aggiuntivi rispetto ai 456 della Rete ospedaliera, per superare quota 650 ritenuta "soddisfacente" anche dal ministero della Salute.

Inoltre, si aspettano ventilatori da terapia intensiva e caschi da semi-intensiva dalla Protezione civile. "Ma Roma è in tremendo ritardo", denuncia Razza. Il quale rivela "l’arrivo di altre mascherine inutilizzabili per gli ospedali".

Le mascherine siciliane

Fortunatamente, la Sicilia ha un asso nella manica, mettendosi in proprio grazie ad un "Made in Sicily": è cominciata la produzione delle prime cinquemila mascherine ma anche di dispositivi

protettivi in 3D ed igienizzanti per medici e tutti gli operatori sanitari in prima linea sul campo per contrastare l'emergenza Coronavirus. Tutto questo sarà possibile grazie a sette aziende del Distretto "Meccatronica".

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