Reporter Day, quando la passione per il giornalismo non ha età né confini

A spingere i candidati a presentare i loro progetti al Reporter Day è la voglia di mettersi in gioco, ma soprattutto la passione per il giornalismo che unisce giovani e meno giovani

Reporter Day, quando la passione per il giornalismo non ha età né confini

Sono arrivati da ogni parte d’Italia. Qualcuno anche dall’estero: San Pietroburgo, Beirut, Teheran. Ad unirli è la passione per il giornalismo. Una passione che non ha età né confini. Lo dimostrano i partecipanti al Reporter Day. Ci sono i giovanissimi, come Francesco, ventenne, che vorrebbe realizzare un reportage sui luoghi degli attentati in Europa, o Roberta, 24 anni con la passione per la fotografia che vuole raccontare la vita dei giovani che vivono tra Israele e Palestina. Federica, una ragazza di 24 anni che arriva da Milano, sogna di dar voce ad una comunità di detenuti del carcere di Bollate. Ma c’è anche chi, come Alida, 64 anni e un passato da fotografa di moda, vuole mettersi in gioco e realizzare il suo sogno: descrivere attraverso le lenti della sua macchinetta fotografica la condizione in cui vivono gli albini in Africa. O come Simona, che di anni ne ha 34, e che vorrebbe parlare delle imprenditrici berbere della Vallée des Dades, in Marocco.

Se chiedi loro cosa li ha spinti a candidarsi al Reporter Day qualcuno risponde che lo fa per mettersi alla prova. “Per me rappresenta una sfida e in più vedere il tuo progetto giudicato da grandi giornalisti è un’opportunità”, spiega Sabrina, giornalista di 27 anni, che ha proposto di realizzare un reportage sulla situazione della minoranza curda nel sud-est della Turchia. Per altri è un'occasione per imparare. C’è chi, come Michela, è rimasta colpita dalla vicenda della morte di Andrea Rocchelli, il giovane fotoreporter italiano rimasto ucciso nel 2014 in un bombardamento nel Donbass, e vuole indagare su "una vicenda dai confini ancora oscuri, che ha avuto scarsa copertura mediatica". Altri ancora, come Federica, si sono candidati “per dare voce a chi è più debole, come i migranti, i detenuti, le prostitute”.

Ma se chiedi cosa li spinge a fare giornalismo, tutti rispondono allo stesso modo: “Per passione”. La passione di ascoltare, osservare, capire cosa succede e raccontarlo, senza filtri. Una passione che, spesso, ti porta pure lontano da casa. Ma "ne vale la pena", spiega Chiara, che ha 35 anni, il pallino per il Medio Oriente e che da un anno e mezzo vive a Beirut. Per Gli Occhi della Guerra vorrebbe raccontare lo sfruttamento dei migranti e dei rifugiati in Libano e per lei il Reporter Day è “un’opportunità positiva". "Con il sistema del crowdfunding si può tornare a fare approfondimento e ad offrire qualcosa in più al lettore”, ci dice.

Insomma, ad

accomunare fotografi affermati, giornalisti di lungo corso e reporter alle prime armi è la stessa passione per il proprio lavoro e la voglia di realizzare il proprio sogno. Un sogno che, domani, per due di loro, diventerà realtà.

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