Sono stati tempestivamente sospesi e sottoposti alle cure in istituti specializzati nel trattamento delle malattie infettive i cinque dipendenti dell’ospedale Fatebenefratelli di Roma che hanno contratto la tubercolosi. La positività alla Tbc è emersa dagli screening di routine eseguiti nei mesi scorsi tra il personale che opera all’interno del nosocomio romano. In particolare, si tratterebbe di operatori che prestano servizio nelle cosiddette “zone di frontiera” dell'ospedale, come il pronto soccorso.
Non c’è “nessuna epidemia” rassicurano però dal Fatebenefratelli, escludendo categoricamente il “rischio contagio”. “Grazie ai controlli standard, effettuati periodicamente e con cadenza variabile a seconda del grado di esposizione dei dipendenti impiegati nella struttura – spiegano, infatti, dall’Isola Tiberina - tutti i pazienti sono stati trattati quando la sintomatologia era ancora assente”.
“In tutti i casi esaminati non è stato rinvenuto il bacillo nell’espettorato e, dalle TAC, la lesione a livello polmonare risultava ancora minima”, precisa il dottor Giovanni Battista Capoccetta, pneumologo della divisione di medicina interna dell’ospedale, sentito da ilGiornale.it. I pazienti, insomma, come si dice in gergo, non erano ancora “bacilliferi”. In altre parole, il germe della tubercolosi "non era ancora presente nell'escreato e nell'espettorato", come succede, invece, quando la malattia si trova in uno stato avanzato.
È esclusa quindi l’eventualità che possa ripetersi quanto successo nel 2011 al Policlinico Agostino Gemelli, quando un’infermiera del reparto di neonatologia, malata di tubercolosi, contagiò una bimba di cinque mesi. Si tratta, inoltre, di un “numero esiguo di casi”, precisano dal Fatebenefratelli, "considerato che i controlli sono stati eseguiti, nei mesi scorsi, su circa 1200 dipendenti". “Il pronto soccorso è frequentato anche da persone in condizioni fortemente precarie ed è comprensibile che chi lavora nelle aree di frontiera sia esposto a rischi di questo genere”, chiariscono, quindi, dall’ospedale sull’Isola Tiberina. “È proprio per questo motivo che vengono effettuati controlli serrati ed attenti sul personale”, commenta il dottor Capoccetta.
La tubercolosi è una malattia che sembrava dimenticata ma che sta tornando a diffondersi nel nostro Paese. “Negli ultimi anni abbiamo avuto più diagnosi di tubercolosi attiva nella popolazione che visitiamo”, conferma lo specialista. Le cause sarebbero diverse. Tra queste, spiega lo pneumologo, potrebbero esserci “i viaggi da e per Paesi ad alta incidenza della malattia” o la “riattivazione” di quest’ultima “nelle persone anziane che sono venute a contatto con la Tbc in giovane età, a causa dell’abbassamento delle difese immunitarie”. Ci sono, poi, alcune condizioni particolari che possono facilitare l’insorgenza della tubercolosi, come “povertà, denutrizione, scarsa igiene e, più in generale, l'indebolimento del sistema immunitario”.
Nel contrasto alla malattia, conclude, quindi, l’esperto, “la diagnosi precoce è estremamente importante, perché permette di affrontare la Tbc nella sua fase iniziale e cioè quando ancora non è contagiosa”.
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