Il sacrificio delle squadre locali per il bene della comunità

Accettare una retrocessione o una sanzione pecuniaria, in uno sport minore come l'hockey su pista, può costare caro a una società, e il paradosso è che in questo momento la penalizzazione appare maggiormente certa rispetto al premio per chi, rispettando davvero l'etica sportiva, ha preferito svantaggiarsi per il beneficio della collettività

Il sacrificio delle squadre locali per il bene della comunità

Porte aperte o porte chiuse, campionato si o campionato no. Com'era prevedibile, anche in questi giorni in cui il nord Italia è stretto nella morsa del Coronavirus, oltre 50mila persone vivono isolate da quasi due settimane in una zona rossa e l'infezione, con estrema rapidità, sta diffondendosi in tutto il Paese, ecco che la questione calcistica si è imposta in modo prepotente all'interno del dibattito nazionale. La sacralità tautologica della classifica non è stata scalfita neppure dalla pandemia e in giorni in cui medici e amministratori cercano di affrontare una situazione complessa sia per il sistema sanitario ma anche per l'economia nazionale, parallelamente dirigenti e tifosi calcistici si accapigliano su quale sia la formula migliore perchè il campionato prosegua e perchè quello o quell'altro club non vengano penalizzati. Mentre il pallone prova a dettar legge anche in questa circostanza, uno sport minore invece, l'hockey su pista nello specifico, sale in cattedra e dà una profonda lezione di senso civico e solidarietà. Lodi è atipica per molti aspetti, anche per la passione sportiva che anima i cittadini del Capoluogo. L'appuntamento con l'agonismo non avviene infatti la domenica pomeriggio allo stadio ma il sabato sera al Palazzetto del sport.

L'hockey su pista è congenito nei lodigiani e l'attaccamento alla disciplina è visibile già al di fuori della stazione dove una statua che ritrae un giocatore con stecca e pattini a rotelle accoglie i visitatori e benedice i pendolari che la mattina si recano per lavoro a Milano. Il campionato in questi giorni è stato sospeso a causa dell'emergenza Coronavirus, ma al di là di quelli che sono dei provvedimenti da parte della Federazione nazionale si è assistito, in queste ore, anche a una scelta inconsueta, ma assolutamente encomiabile, da parte di diverse società hockeistiche italiane che hanno chiesto che le gare vengano sospese perchè la salute di tifosi e atleti viene prima di qualsiasi coppa, titolo e risultato. Club apri fila in questa battaglia è stato l' Hockey Roller Club Monza.

Per primi i dirigenti brianzoli hanno detto di non voler più disputare alcuna partita a costo di essere sanzionati o addirittura retrocessi, pubblicando un comunicato estremamente coraggioso: "Pienamente consapevole della problematica sanitaria che sta attanagliando il nostro Paese,la società HRC Monza chiede formalmente alla Federazione la sospensione delle partite a cui, la nostra società, è tenuta a partecipare in virtù della sua militanza nei Campionati Nazionali. Rileviamo molta confusione nella gestione di detta emergenza, sia in ambito istituzionale che in ambito sportivo. Non comprendiamo come, in questo contesto di emergenza sanitaria, il primo obiettivo sia quello di dare continuità ai campionati quando, invece, la tutela della salute degli atleti e delle loro famiglie dovrebbe essere la priorità! Manca la serenità, la tranquillità per approcciarsi a competizioni sportive che rappresentano rischi di contagio stante le caratteristiche peculiari di questa epidemia. La società HRC Monza ribadisce così la richiesta di sospensione delle sue partite nei campionati nazionali fino a quando la situazione sarà sotto controllo e il pericolo rientrato, non volendo correre ulteriori rischi per i propri tesserati e volendo evitare di concorrere al rischio altrui, dei nostri avversari sportivi. Non importa se la nostra richiesta compromette il risultato sportivo della nostra società nel Campionato Nazionale, se dovessimo retrocedere lo faremo con dignità ma sereni per una scelta condivisa da tutti noi".

Accettare una retrocessione o una sanzione pecuniaria, in uno sport minore come l'hockey su pista, può costare caro a una società, e il paradosso è che in questo momento la penalizzazione appare maggiormente certa rispetto al premio per chi, rispettando davvero l'etica sportiva, ha preferito svantaggiarsi per il beneficio della collettività. Franco Girardelli, icona nazionale dell'hockey giocato negli anni '80 e '90 e oggi vice presidente del club monzese ha aggiunto: ''Io da atleta so cosa vuol dire non poter entrare in pista e star lontani da allenamenti e partite. E' un enorme dolore però, da sportivo, so anche quando bisogna essere lucidi e razionali e capire che lo sport deve fare un passo indietro difronte a situazioni ben più importanti e prioritarie. In questo momento vincere, perdere, retrocedere non è importante. Ora occorre fermarsi per preservare la salute di tutti, questa è la vittoria più preziosa che dobbiamo conseguire ora, poi, quando la situazione si stabilizzerà torneremo al Palazzetto per vedere il nostro amato hockey, adesso però dobbiamo essere concreti e ricordarci che nulla vale quanto la salute della gente''.

L'appello del club monzese è stato accolto e supportato da altre società tra cui l'Amatori Wasken Lodi, il CGC Viareggio, l' Amatori Modena e l' ASD Roller Matera: club animati da storiche rivalità in pista ma oggi uniti in quella che è una battaglia di etica e civiltà.

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