Sava, un paese di quasi 17mila abitanti su un'estensione di circa 45 chilometri. Detta anche la "città del vino". Peccato, però, che non ci sia ancora la fogna pubblica. Un tema molto dibattuto ormai da troppi anni. Era il 1984 quando fu stilato il primo progetto per la realizzazione di una rete fognaria con un impianto di depurazione tra Sava e Francavilla Fontana (un Comune in provincia di Brindisi).
A distanza di oltre vent'anni, nel dicembre 2007, i cittadini, compreso il sindaco di allora Aldo Maggi, scesero in piazza chiedendo la costruzione di una rete fognaria. "I presupposti ci sono - dichiarò il primo cittadino -. Ci sono i fondi pari a 11milioni 360mila euro, ma manca l'ok del vicino Comune di Manduria" che non dava il permesso dello scarico a mare.
Alla fine del 2007 in paese si creano un comitato "per la salute pubblica" e un comitato "spontaneo per l'ambiente". Siamo nel 2019, però, e della fogna neanche l'ombra.
Sava dovrebbe avere una rete fognaria che si collega con il depuratore consortile di Manduria. O almeno questo era il progetto iniziale. Ora si stanno completando i lavori per il depuratore in località Urmo Belsito, nel Comune di Avetrana. Le acque reflue, attraverso un sistema fognario, verrebbero riversate nel depuratore con lo scarico a mare.
Altro tema dibattuto: fare o no lo scarico a mare? I cittadini di Avetrana si sono sempre rifiutati, Urmo Belsito è una località che, con la torre Colimena, rappresenta uno dei punti più turistici per la bellezza del mare e delle spiagge.
"Vigiliamo affinché i lavori proseguano e vengano portati a conclusione. Il Comune di Sava è dotato di 57 chilometri di rete fognaria già posata, ma non è allacciata al depuratore. Manca lo scarico finale e il sistema di depurazione delle acque." ha dichiarato a IlGiornale il sindaco di Sava, Dario Iaia.
Sembra, quindi, essere arrivati a buon punto, ma ancora di questa lunga battaglia lunga trentacinque anni non si vede la fine. "La commissione della Regione Puglia ha bocciato, circa una decina di giorni fa, il progetto dell'acquedotto pugliese, ma so che l'acquedotto sta lavorando per trovare una soluzione al problema dello scarico." ha concluso Iaia.
Da tempo i savesi (sono chiamati così i cittadini di Sava) chiedono chiarezza in merito all'alto tasso di malati di tumori. "Non c'è nessuna correlazione da un punto di vista oncologico" ha dichiarato Peppo Turco, medico della zona e consigliere regionale. Ma una connessione tra la mancanza di una rete fognaria e la presenza di patologie c'è. "La mancanza della fogna ha impatto su un certo tipo di patologie trasmesse a livello orofecale, come l'epatite A o altri tipi di patologie che possono essere trasmesse con colonbatteri che sono la spia dell'inquinamento della falda" ha specificato Turco.
"Siamo su una bomba ecologica. Ci sono 4600 pozzi neri che scaricano direttamente nella falda e ci sono delle famiglie che pur di non pagare 100 euro al mese per liberare le fosse che hanno in casa, usano l'acido solforico in modo che questo possa rompere la roccia e far scendere i liquami nel terreno e liberare le tubature. Questo, come potete immaginare, comporta un inquinamento della terra" dichiara Mimmo Carrieri, un cittadino.
Sarà anche che non è scientificamente dimostrata nessuna correlazione tra la presenza dei tumori e l'inquinamento dei terreni, ma secondo l'ultima "indagine epidemiologica del sito inquinato di Taranto" pubblicato nel 2017 e che prende in considerazione il range che va dal 2006 al 2012 pubblicata sul sito "sanitàpuglia", Sava, come si vede nella foto estratta dallo studio portato avanti dalla Regione Puglia e dalla Asl di Taranto è tra i Comuni più colpiti dal tumore (è segnata, infatti, con il colore verde scuro). E di verde scuro è segnato l'intero distretto di cui fa parte Sava, insieme a Manduria e Avetrana.
Siamo riusciti ad entrare nell'abitazione di un cittadino. Nel cortile di casa, vicino alle piante ha la fossa Imhoff, che è un dispositivo utilizzato per il trattamento dei liquami nei piccoli o medi impianti di depurazione. Lo abbiamo aperto e dentro galleggiavano le sue feci. Ogni mese Giovanni (usiamo un nome di fantasia per tutelarne la privacy) paga cento euro che preleva dalla pensione di invalidità, per far liberare la fossa con l'autospurgo. L'odore acre delle acque reflue in pochissimo tempo ha invaso l'intero cortile. "Conosco persone che hanno la fossa sotto il tavolo della cucina" dichiara Mimmo Carrieri che ci fa da Cicerone nel nostro viaggio su questa bomba ecologica sotterranea.
Certo Sava non è l'unico Comune in Italia che non gode di una fogna pubblica. Come si legge sul sito di "Repubblica" sono oltre settanta le aree urbane che non sono ancora a norma. L'Unione Europea non rimane indifferente a questa mancanza di adeguamento e ha sanzionato l'Italia con una multa di 25 milioni di euro oltre a 30 milioni per ogni semestre di ritardo nel rispettare le regole.
Le multe, evidentemente, non bastano a velocizzare i tempi di messa a norma secondo il regolamento europeo per quanto concerne la presenza di un sistema fognario.
Il problema, però, a Sava è ben più complesso. Il depuratore consortile (quello di Urmo) serve Manduria e Sava ed è in fase di costruzione da qualche mese e già presenta alcune inadempienze in tematica ambientale: lo scarico a mare.
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