Sigaretta elettronica, non ci sono più divieti

Grazie all’emendamento del pdl Galan, libertà di "svapata" al risorante e nei negozi

Sigaretta elettronica, non ci sono più divieti

Il decreto Istruzione, convertito nei giorni scorsi in legge e in via di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, ha eliminato il divieto assoluto di pubblicità delle sigarette elettroniche e quello di fumare nei luoghi pubblici.

In virtù dell’emendamento presentato dal presidente della commissione Cultura della Camera Giancarlo Galan e approvato dai deputati il 23 ottobre scorso, è stata stralciata l’ultima parte del comma 10-bis dell’articolo 51 della legge Sirchia, introdotto appunto con il decreto sull'Iva. Alle e-cig erano, infatti, state applicate le stesse norme in materia di "tutela della salute dei non fumatori previste per i tabacchi". Cancellando proprio questa frase nel comma 10-bis di fatto viene reso possibile "svapare" la bionda elettronica dove invece permane il divieto per le sigarette tradizionali: uffici, ristoranti, cinema, mezzi pubblici e bar. Rimane invece vietata nelle scuole, in virtù della norma introdotta dallo stesso decreto Istruzione. "Ho recepito - ha spiegato Galan - l’appello proveniente da una nuova filiera produttiva, per altro in forte espansione, massacrata da tassazione e da pesanti divieti di utilizzo e pubblicità a causa di un intervento normativo improvviso e forse poco approfondito. Non mi permetto di dare alcun giudizio medico scientifico su questo prodotto, sono un ex-fumatore da tempo, anche se gli ultimi studi sembrerebbero confortanti, come testimoniato dal professor Veronesi". "Da convinto liberale quale sono - ha aggiunto l'esponente del Pdl -, ho solo ritenuto opportuno non affossare un nuovo modo di fare impresa con una regolamentazione ostruzionistica". "La ratio del divieto continua a persistere, per cui ci mobiliteremo per protestare contro questo provvedimento", ha invece commentato il direttore dell’unità di tabaccologia dell’università Sapienza di Roma, Giacomo Mangiaracina. Girolamo Sirchia, ex ministro della Sanità e attuale presidente della Consulta nazionale sul Tabagismo nonchè autore della legge del 2003 con la quale è stato introdotto in Italia il divieto di fumo nei luoghi pubblici, si è detto dal canto suo "molto sorpreso". "È un cattivo provvedimento, non certo mirato alla salute pubblica, anche nella parte che riguarda la liberalizzazione della pubblicità - ha commentato - non è certo una immagine edificante quella di una persona che fuma, anche se si tratta di una sigaretta finta".

Di diverso avviso, naturalmente, i produttori. Secondo il Presidente di Anafe-Confindustria, Massimiliano Mancini, la modifica della norma che estendeva la legge Sirchia e il divieto di pubblicità previsti per le sigarette tradizionali anche alle sigarette elettroniche era "assolutamente doverosa" in quanto "certi divieti assoluti erano unici in Europa e anche dannosi". "L’equiparazione tra i due prodotti - ha, quindi, aggiunto - non farebbe altro che spingere le persone verso le sigarette tradizionali".

Mancini auspica come prossimo passo "l’avvio di un dibattito parlamentare che riveda l’assurda tassazione che dovrebbe entrare in vigore l’1 gennaio prossimo e che porti finalmente a regole certe per un settore che è diventato un eccellenza a livello europeo".

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