C osa volete che sia un tampone? L'ipotesi del presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Cts Franco Locatelli non è una boutade. Se la situazione dovesse peggiorare - e guardando oltre i confini viene il sospetto che non sia impossibile ma solo questione di tempo - per partecipare ai grandi eventi sarebbe richiesto il tampone anche ai vaccinati. La stessa misura entrata in vigore da poche ore per gli stranieri che mettono piede in Italia. Una stretta questa, necessaria per far fronte alle problematiche di strategie vaccinali molto differenti dalla nostra. Limitate, pensando alla Germania che solo ieri ha centrato il 70% di copertura. A volte persino schizofreniche, pensando alla Gran Bretagna che ha cambiato più volte il periodo tra prima e seconda dose e ora sta correndo con i booster quando ormai la situazione appare fuori controllo. Una misura di cautela estrema quella italiana, ma non certo eccessiva. Un freno d'emergenza se la circolazione del virus, spinta dalla variante Omicron ancora abbastanza sconosciuta per effetti e incidenza, dovesse cominciare a diventare dominante. Purtroppo l'esperienza ci ha insegnato che il Covid non si lascia «inscatolare». Appena sembra sotto controllo, sfugge ponendo nuove questioni. E non appena la crescita diventa esponenziale, il «nemico» diventa ancora più pericoloso. Guardare sempre a Londra per credere, nonostante un paio di date segnate come «Liberazione dal Covid», la situazione è quella (drammatica) che è. L'Italia, da un anno a questa parte, è riuscita a tornare a una vita pre virus o quanto meno a una convivenza con il virus. Relazioni sociali, ritorno al lavoro in presenza, pubblico agli eventi culturali e sportivi. Merito dei vaccini, di un'altissima percentuale di immunizzati (si sfiora il 90%), di regole stringenti - come l'uso del green pass anche in versione super - e della responsabilità individuale che, al di là di qualche frangia negazionista, si sta dimostrando il punto forte del nostro Paese. Solo così, «con le unghie e con i denti» citando il premier Mario Draghi, si è potuto «riconquistare una normalità». L'economia si sta rialzando e il Pil del 2021 cresce del 6%. Se nei primi mesi dell'anno nuovo dovesse venirci chiesto un tampone a un concerto o a un evento sportivo con molto pubblico, magari al chiuso, non sarebbe uno scandalo. La tenuta dei vaccini non è in discussione. Ma non essendoci l'obbligo, tra le migliaia di persone riunite in un unico posto si potrebbero presentare situazioni differenti. Vaccinati con due dosi, magari a oltre cinque mesi dall'ultima iniezione. Guariti. Immunizzati con il booster.
E la circolazione «subliminale», magari in via asintomatica, potrebbe propagarsi a macchia d'olio. Basterebbe un tampone, dieci secondi di fastidio e sofferenza, per non rischiare nulla. Libertà e responsabilità, ormai, sono legate a filo doppio.
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