Speranza non ha perso ancora la speranza. Non gli è bastata la figuraccia editoriale. A fine ottobre ha dato alle stampe un disastroso libro, scritto tra un'ondata virale e l'altra, dal titolo vagamente iettatorio: «Perché guariremo». Istantaneamente bloccato dalla casa editrice. Mentre il volume stava per arrivare nelle librerie la pandemia riprendeva a galoppare in Italia, con le drammatiche conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. E in molti si domandavano: ma Speranza, durante l'estate, invece di perder tempo a correggere le bozze del libro in cui raccontava come aveva sconfitto il Coronavirus, non poteva imbastire un piano antipandemico in vista dell'autunno? Certamente, ma l'ambizione di poter mettere la firma e la faccia sulla fine della prima ondata ha avuto il sopravvento. Ieri è tornato sul luogo del delitto con una tesi alquanto bislacca. Con una lunga lettera a Repubblica, il ministro è tornato a parlare del Covid come un'occasione, questa volta non editoriale, ma politica. Per la sinistra, ovviamente: «l'occasione per non essere subalterni alla destra». Una chance, evidentemente, prioritaria per il titolare del dicastero della Salute. «L'emergenza sanitaria ha accelerato la crisi di un modello di sviluppo già duramente messo in discussione». Provate un po' a immaginare a quale modello si riferisce l'esponente di Leu? «La crisi dell'egemonia del pensiero neoliberista. La crisi del capitalismo così come si è affermato nel mondo della globalizzazione e dello strapotere della finanza». Certo, tutta colpa del capitalismo e del neoliberismo. Quale occasione migliore per tirare fuori l'eterna paccottiglia ideologica di sinistra? Segue un accorato appello affinché i progressisti, italiani ed europei, recuperino il rapporto perso con la pancia dell'elettorato. E poi riparte all'attacco dell'eterno nemico: «Questo sistema genera diseguaglianze inaccettabili che mettono in discussione la coesione sociale e amplifica una pericolosa divaricazione tra lo sviluppo e la sostenibilità ambientale». La soluzione al dilemma dei corrucciati progressisti, secondo Speranza, è una vaga ricetta che mescola pregiudizi postmarxisti nei confronti del mercato, una spruzzata di gretismo ambientalista e una buona dose di sempiterno statalismo.
Magari il ministro ha ragione, ne dubitiamo, ma c'è solo una certezza: Speranza prima di occuparsi dello stato di salute della sinistra mondiale e di scagliarsi contro la barbarie del neoliberismo e del capitalismo, si occupi dello stato di salute degli italiani e aiuti chi combatte il Coronavirus.
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