Il rinvio a giudizio verrà eventualmente deciso nelle prossime ore, ma ad oggi appare scontato. E i due (potenziali) imputati rischiano seriamente di dover rispondere dell'accusa di "revenge porn", in base alla legge introdotta ormai tre anni fa. Si mette male, stando a quanto riportato da Il Tirreno, per i due tecnici manutentori accusati di aver spiato le infermiere dell'ospedale San Giuseppe di Empoli grazie ad una telecamera installata di nascosto nelle docce dello spogliatoio. La vicenda, svoltasi del nosocomio del Comune toscano della provincia di Firenze, risale allo scorso maggio, quando un'infermiera si rese conto della presenza di un obbiettivo nello spazio riservato al personale.
Un "punto rosso" poi rivelatosi una vera e propria microcamera collegata allo schermo del locale tecnico delle manutenzioni che si trovava proprio lì vicino, per un episodio che creò non poco imbarazzo suscitando polemiche veementi. Del caso si stanno occupando i carabinieri, avvertiti dalle stesse professioniste e dall'azienda sanitaria. E al termine della prima fase di indagini, i militari dell'Arma avrebbero individuato i possibili autori in due uomini che si occupavano delle operazioni di manutenzione, per conto di una ditta esterna. L'inchiesta avrebbe anche consentito a grandi linee di "datare" l'inizio di questo "Grande Fratello" in salsa empolese: alcune infermiere avrebbero infatti dichiarato agli inquirenti di aver notato il "puntino" a partire dallo scorso anno (quando gli spogliatoi furono oggetto di alcuni interventi strutturali) ma di non avergli dato più peso del dovuto, non potendo del resto immaginare di cosa si trattasse.
Con questo sistema però, i due sarebbero riusciti a spiare circa un centinaio di lavoratrici mentre facevano la doccia. Ed è proprio dalla fine dell'indagine che verrà definito il capo d'accusa. La prima ipotesi degli investigatori è che le immagini registrate delle nudità delle donne potessero essere state trasmesse su siti internet senza il loro consenso per estorcere loro denaro, per ritorsione oppure semplicemente per il gusto di farlo. E in questo caso, si profilerebbe proprio il reato di revenge porn: se questa tesi dovesse essere confermata (come ad oggi appare probabile) entrambi i protagonisti della storia rischierebbero da uno a sei anni di reclusione e una multa che può andare dai 5mila a 15mila euro.
Se invece la loro azione dovesse essere derubricata a semplice accesso abusivo a sistema informatico, verrebbe così meno l'aggravante e potrebbero cavarsela in linea potenziale con una condanna a due anni di carcere. Il nodo verrà ad ogni modo sciolto a breve.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.