Adesso i maestrini dello sballo ripeteranno che le droghe leggere non fanno male, con la solita distinzione da quelle pesanti che convince così poco. E che in fondo chi beve il vino o la birra è uguale a chi si fa di cannabis. Parole ancor più difficili da accettare dopo aver scoperto che la maestra dell'asilo (privato) degli orrori scoperto a Milano faceva uso di sostanze stupefacenti insieme al fidanzato che ne era il titolare e non muoveva un dito di fronte alle violenze sui bambini. A scoprirlo i carabinieri che durante le intercettazioni avevano sentito la donna mettersi d'accordo con il pusher in un sabato libero dalle quotidiane sevizie da infliggere. Come se non bastassero le immagini dei morsi, degli schiaffi, dei capelli tirati, dei piccoli chiusi nel buio del bagno, altro orrore si aggiunge all'orrore: una consumatrice di hashish a cui i genitori affidavano figli di dieci mesi. Che cosa c'entrano le canne, dirà ora magari qualcuno dei soliti sostenitori del consumo libero di droga, negando che in quelle urla, in quelle assurde punizioni corporali inferte a corpicini inermi ci potesse essere l'effetto della droga. Eppure se la Gazzetta ufficiale dispone «i test antidroga ai lavoratori del settore dei trasporti, conducenti di autobus, treni, navi, piloti di aerei, controllori di volo, addetti alla guida di macchine di movimentazione terra e merci» e perfino per «quanti si trovano a maneggiare sostanze pericolose come gas tossici, esplosivi e fuochi d'artificio», un motivo ci sarà.
O vogliamo forse dire che maneggiare i bambini è meno delicato dei botti di Capodanno? E allora che dire della proposta di legalizzazione della cannabis in discussione in Parlamento per dare il via libera alla vendita e alla coltivazione personale. Forse che i parlamentari che l'hanno firmata affiderebbero un figlio di dieci mesi a una maestra che sul terrazzino si coltiva un po' di droga? Forse no.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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