Ma davvero i cittadini stranieri presenti in Italia non sono colpiti dal coronavirus? La particolare tesi circola da tempo sui social ma non ha evidenze scientifiche. Oggi di questa teoria ha parlato anche Giovanni Rezza, direttore del dipartimento Malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità nel corso di una conferenza stampa all'Iss per fare il punto sull'emergenza Covid-19.
"C'è stata molta aneddotica riguardo al Covid negli immigrati", ha affermato Rezza che ha spiegato come i dati sulla popolazione straniera non sono di facilissima interpretazione. "In Italia il 5,1% dei casi diagnosticati riguardano individui di nazionalità straniera", ha specificato il professore che ha aggiunto come "il rischio di essere notificato come caso, per gli stranieri, tende a essere più basso rispetto agli italiani ma se vediamo invece il rischio di ospedalizzazione rispetto a un italiano vediamo che negli stranieri è 1,4 volte più elevato rispetto agli italiani".
Nel corso del suo intervento il professore ha sottolineato che anche rispetto all'accesso alla terapia intensiva "il dato è più alto negli stranieri. Vuol dire che uno straniero che ha una malattia meno grave ha una più bassa possibilità di essere notificato. Invece c'è un maggior ricorso all'ospedalizzazione. Il rischio di morire sale soprattutto negli stranieri che provengono da Paesi a basso reddito".
Rezza ha poi chiarito che "gli italiani colpiti sono di età più avanzata rispetto agli stranieri, indipendentemente dall'area di provenienza" di questi ultimi. Inoltre, ha aggiunto il professore, la fascia d'età degli stranieri contagiati è compresa tra i 30 e i 64 anni. “Soprattutto si tratta di persone di età media, raramente sono molto giovani o molto anziani", ha rilevato ancora l’esperto. Quest'ultimo ha anche reso pubblico che fino ad ora sono stati notificati 6.395 casi Covid-19 tra gli stranieri.
L’esperto ha osservato come fra i pazienti stranieri "le donne sono più numerose fra i cittadini provenienti da Paesi con più alto indice" relativo al reddito, "mentre sono poche fra quelli da Paesi con indice inferiore". Inoltre, come già anticipato in uno degli scorsi punti stampa, il professore ha spiegato che "la curva dei contagi relativa ai cittadini stranieri appare spostata verso destra: come se si fossero infettati dopo, o come se la diagnosi arrivasse in ritardo". Secondo l'analisi, è il ritardo nell'accesso ai servizi sanitari e quindi alla diagnosi che "gioca probabilmente un ruolo abbastanza importante".
Ma vi è un altro elemento che il professore ha voluto sottolineare con forza nella conferenza stampa: le immagini di Milano con i Navigli affollati all'ora dell'aperitivo. È come se i cittadini avessero abbassato la guardia o fossero meno interessati all’emergenza sanitaria.
Qualunque sia la motivazione, per l’esperto quelle scene rappresentano un errore che preoccupano: "Dobbiamo ricordarci che le regole restano le stesse: rispettare la distanza fisica, evitare le aggregazioni, lavarsi frequentemente le mani, usare le mascherine in luoghi chiusi e all'aperto se si parla con qualcuno", ha concluso Rezza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.