La Corte dei diritti umani di Strasburgo ha condannato il nostro Paese perché ha violato il diritto di una coppia sposata a poter riconoscere come proprio figlio un bambino che non ha alcun legame biologico con i genitori, ed è nato in Russia da una madre "surrogata". Il principio che questa sentenza afferma è il seguente: esiste il diritto ad avere un figlio anche senza che vi sia un legame di sangue.
Le autorità italiane hanno disposto l’allontanamento del minore dalla coppia di genitori, che non avevano svolto alcuna pratica per l’adozione del bambino, visto che si ritenevano "genitori a tutti gli effetti" in Russia. Per la Corte di Strasburgo l’Italia ha violato la Carta europea dei diritti dell’uomo visto che "l’allontanamento di un minore dal contesto familiare è una misura estrema che non si giustifica in nessun modo se non con un rischio immediato per il minore". E i giudici ritengono che, nel caso specifico, queste condizioni non vi fossero. Nonostante questo i giudici non hanno disposto il ritorno del bambino ai propri genitori iniziali, in quanto - si legge in una nota della Corte - il minore "ha certamente sviluppato dei legami affettivi con la famiglia che l’ha accolto, con cui vive dal 2013".
Sulla materia di recente si era espressa la Corte di Cassazione, ribadendo che "la maternità surrogata è vietata dalla legge, il giudice non ha margine di discrezionalità, la scelta in materia spetta al legislatore... "N 538em;">el confermare lo stato di adottabilità del bambino già assunto nei precedenti gradi di giudizio - si legge in una nota della Corte - sulla base del fatto che il minore non era figlio biologico dei 'presunti genitori' che all'ingresso in Italia lo avevano dichiarato come tale, bensì figlio di una madre Ucraina in esito a gestazione surrogata senza alcun apporto biologico da parte della 'coppia committente', ha affermato (la Corte, ndr) il contrasto con l'ordine pubblico italiano dell'istituto della surrogazione di maternità vietato dalla legge sulla procreazione assistita".
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