Si riaccendono i riflettori sull'acciaieria di Taranto e la situazione diventa sempre più spinosa. I tempi stringono, entro il 31 gennaio prossimo si deve trovare un accordo tra Arcelor Mittal, la multinazionale franco-indiana leader nella produzione di acciaio, il governo italiano e Ilva in amministrazione straordinaria (proprietario dello stabilimento).
Bisogna arrivare ad una trattativa che metta d'accordo tutti. Ci vuole un'azienda più sicura, con maggiori tutele per i lavoratori e l'ambiente e, allo stesso tempo, ci devono essere le condizioni necessarie affinché Arcelor Mittal non decida di recedere dal contratto di gestione dello stabilimento siderurgico di Taranto firmato nel settembre del 2018.
Intanto a Milano va avanti il contenzioso relativo al ricorso d'urgenza presentato da Ilva in amministrazione straordinaria proprio contro la decisione di ArcelorMittal di recedere dal contratto di affitto annunciata lo scorso 4 novembre.
Nella memoria depositata al giudice civile, attraverso i loro legali, i commissari dell'ex Ilva in amministrazione straordinaria (Corrado Carruba, Piero Gnudi ed Enrico Laghi ) contestano ad Arcellor Mittal il fatto di non far verificare le condizioni in cui versa lo stabilimento dato in affitto.
"Nonostante gli impegni assunti in udienza - si legge nel documento - si rifiuta ostinatamente di consentire alle ricorrenti qualsiasi tipo di verifica e sopralluogo finalizzati a controllare l'effettiva situazione e la correttezza della ben laconica, generica e del tutto insufficiente informazione ricevuta. Una situazione che evidentemente preclude in larga parte di verificare il reale ed effettivo spessore delle attività di gestione e conduzione dei rami d'azienda".
Inoltre nel testo depositato dai legali di Ilva in as al tribunale di Milano, si sottolinea come l'affermazione di ArcelorMittal secondo cui " 'la mancata estensione temporale dello scudo penale renderebbe 'impossibile attuare il piano ambientale senza incorrere in responsabilità (anche penali) conseguenti a problemi ambientali ereditati dalla precedente gestione' non è pertanto una semplice mistificazione ma piuttosto una conclamata falsità".
Sul quotidiano "laRepubblica" si legge, poi, che i legali specificano che ci potrebbero essere delle forti conseguenze economiche se Arcelor Mittal dovesse lasciare lo stabilimento siderurgico di Taranto.
Si parla di una "riduzione del pil di 3,5 miliardi di euro, pari allo 0,2 per cento del pil italiano e allo 0,7 per cento del pil del Mezzogiorno" oltre al fatto che gli stessi lavoratori del siderurgico più grande d'Europa vedrebbero molte incertezze nel loro futuro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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