Quindi adesso anche l'evasione fiscale. O qualcosa che dovrebbe assomigliarle. Effettivamente nel 2016 non c'era ancora stata una procura che avesse aperto un'inchiesta sul calcio. È arrivata quella di Napoli, sempre pronta a infilarsi in storie ad alto tasso di popolarità. Anche il capo di imputazione mancava: evasione fiscale. Che poi tecnicamente sarebbe elusione, ma siccome l'evasione è più semplice da capire e soprattutto è percepita come più grave e offensiva, insomma una cosa più infame, allora l'hanno chiamata evasione. Anche il numero di persone e club coinvolti è quasi un inedito: 35 società tra Serie A e Serie B (su 42), praticamente tutte. L'operazione è stata chiamata «fuorigioco» per evocare loschi giri, marciume diffuso e malcostume dilagante. L'accusa sarebbe questa: in molti acquisti di mercato la percentuale che spetta al procuratore del calciatore sarebbe stata pagata soltanto dal club che, inserendola come un costo, la avrebbe dedotta poi dalle tasse. Un meccanismo che, a quanto pare, avrebbero utilizzato tutti i club di A e B. Il che fa pensare più a una prassi consolidata che a una poderosa macchina criminale che mette insieme oltre 60 persone che lavorano per 35 società di calcio che, rivali in campo e nel calciomercato, sono però in combutta per pagare tutte meno tasse. Nessuna che, per odio (e ce ne sono molti nel calcio che si detestano) o per invidia o per rabbia nel vedersi soffiare il calciatore che voleva, denuncia questo sistema truffaldino per farlo saltare. Magari sarà così e scopriremo una colossale struttura omertosa. Però qui il sospetto forte è che si tratti di una pratica che si considerava legittima e che poi magari non lo è. Qualcosa che capita a molte persone e a molte aziende: in buona fede io penso che i costi del mio telefonino possano essere scaricati dalle tasse perché è uno strumento di lavoro, poi il fisco mi dice che non è così e mi chiede di rifondere il dovuto. Ci sta.Persino i magistrati di Napoli precisano che i reati di cui si parla sono esclusivamente tributari. Poi parliamo di cifre ridicole: poche decine di migliaia di euro su bilanci da centinaia di milioni.
Eppure il clamore dell'operazione è da Mafia Movie: troppo golosa la situazione in cui puoi contemporaneamente dire che sono indagati Adriano Galliani, Aurelio De Laurentiis, Claudio Lotito, Jean Claude Blanc, quindi rappresentanti di Milan, Napoli, Lazio e Juventus. Poi la tentazione della parola evasione è irresistibile. La situazione perfetta: ci sono i personaggi, c'è il calcio, ci sono i soldi, ci sono i miliardari pallonari che possono fare la figura degli avidi. Una sceneggiatura esemplare.Qui non si contesta il contenuto dell'inchiesta, ma il contenitore. Il modo in cui viene venduta al pubblico. Il non detto che si nasconde dietro i troppi «detto» che ruotano attorno al calcio: prima Calciopoli, poi le scommesse, poi i diritti tv, adesso l'evasione fiscale che in realtà è elusione, ma meglio chiamarla evasione. Prima c'erano stati anche i passaporti falsi. Abbiamo coperto l'arco costituzionale di tutti i possibili reati.Il calcio è un obiettivo facile: in un Paese in cui la politica diventa sempre meno popolare, il calcio prende il suo posto come valvola di sfogo anche delle inchieste della magistratura. La gente ha voglia di nemici: se sono quei privilegiati dei calciatori, procuratori, presidenti meglio. Più il calcio viene percepito come marcio, più chi gli combatte contro diventa l'eroe del momento. Forse bisognerebbe provare a fare inchieste in silenzio, senza sbandierare gli indagati.
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