Anche Roma ha il suo ‘Titanic’. La Città Eterna, meta di milioni di turisti, oltre ai reperti archeologici offre sempre più relitti moderni. Tra questi c’è la motonave Tiber II, abbandonata da dieci anni sulla banchina del Lungotevere della Vittoria, nel centralissimo quartiere Prati, a pochi chilometri da piazza San Pietro (guarda il video).
La storia della motonave Tiber II
Si tratta di un’imbarcazione da 350 posti che trasportava romani e turisti che volevano godersi un romantico tour lungo il Tevere, finché il 12 dicembre 2008, dopo una piena del fiume, ha rotto gli ormeggi e nel giro di pochi istanti da Ponte Umberto Primo è arrivata fino a Ponte Sant’Angelo dove si è schiantata, scheggiando parte del ponte. Dopo due anni la magistratura la pone sotto sequestro e dispone la ‘messa in secca’ della Tiber II. Da allora il ‘Titanic de noartri’ giace indisturbato su questa banchina del Lungotevere e, nel corso degli anni diventa rifugio per nomadi, vagabondi e senzatetto. Attualmente ad occupare le stanze del relitto è Nicola, un romeno che sostiene di lavorare come “guardiano”. Quando arriviamo sul posto lo troviamo intento a spiegare la sua ‘posizione lavorativa’ agli agenti della polizia idraulica della Regione Lazio.
Anche a noi, poco dopo, dice di essere stato assoldato dalla proprietà della Tiber II per vigilare sulla sicurezza della carcassa: “Qui da quando ci sono io, tutti i vagabondi, ladri o drogati non ci sono più. Appena ne vedo uno chiamo la polizia”, ci assicura. “Non abito sulla nave, ci lavoro soltanto – chiarisce - casa mia è a Tor Vergata e mia moglie viene a trovarmi due volte a settimana”. Poco dopo la nostra conversazione però, un altro uomo si allontana dalla banchina in sella ad una bicicletta parcheggiata accanto alla nave. Un particolare che ci fa capire che in realtà, lì dentro, potrebbe esserci un numero imprecisato di persone. “Sono il cognato del custode”, ci spiega l’uomo, anche lui romeno, che dice di fare la spola tra Roma e Avellino, dove lavora come muratore.
Tiber II, le preoccupazioni di residenti e associazioni
“Soprattutto nei mesi scorsi c’è stato un gran via vai di persone lungo gli argini del fiume. Molte arrivavano addirittura con i trolley ma non saprei dire se vivessero dentro il relitto oppure no”, ci spiega una residente che da anni lotta contro il degrado della banchina. “Qui prima abbiamo faticato per cacciare i trans, ora vorremmo che l’area venisse ripulita, anche perché siamo invasi dai topi”, aggiunge indignata, come il resto degli abitanti del rione. A scoprire il gigante abbandonato su questo argine del fiume di proprietà del demanio è stato, qualche settimana fa, Antonello Palmieri, presidente dell’associazione Roma Nuova. “Il problema – sottolinea – è sia di tipo amministrativo, sia di tipo ambientale”. “All’interno della motonave, infatti, ci sono litri di oli e gasoli che potrebbero anche provocare un’esplosione nel caso in cui venisse appiccato un incendio”. Secondo il presidente dell’associazione il costo della rimozione potrebbe arrivare fino ad un milione di euro. Soldi che dovrebbero essere spesi dai proprietari della motonave, ai quali dovrebbero aggiungersi anche i costi per l’occupazione del suolo pubblico per tutti questi anni. Ma la società che possiede la Tiber II sarebbe in fallimento, secondo Palmieri. A complicare le cose c’è un provvedimento giudiziario in atto che ha fatto sì che la nave restasse ancorata alla banchina per dieci lunghi anni.
Il problema della rimozione del relitto e le reazioni politiche
Se la società privata non avesse intenzione di agire, quindi, lo smantellamento del relitto spetterebbe alla Regione Lazio che dovrebbe rivalersi economicamente sui proprietari. Da via della Pisana assicurano di essersi attivati per risolvere la questione. Ma, precisano, sarebbe impossibile procedere con un procedimento giudiziario in atto. E, a ben vedere, anche se la causa si concludesse in tempi brevi l’iter burocratico sarebbe piuttosto macchinoso. E così, tra i tempi della Giustizia e quelli della burocrazia, la Tiber II resta inchiodata alle sponde del Tevere.
“Dal municipio abbiamo chiesto al Campidoglio una riqualificazione delle sponde del fiume e lo sgombero di tutti gli insediamenti abusivi”, commenta Jacopo Scatà, consigliere del I Municipio. “Certo, situazioni come questa di fatto impediscono che ciò avvenga”, chiosa l’esponente del Pd.
Quella del Tiber II è “l’ennesima cartolina di degrado che pregiudica l’immagine della Capitale”, secondo Chiara Colosimo, consigliere regionale del Lazio di Fratelli d’Italia, che attacca: “Le banchine del fiume sono di competenza della Regione Lazio, che promuove bandi per la loro pulizia, soprattutto in campagna elettorale". Per questo gli esponenti del partito di Giorgia Meloni presenteranno un’interrogazione al presidente Nicola Zingaretti sulla questione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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