Non si manda in tribuna la storia. Totti allontanato da Trigoria, cacciato dal ritiro, rispedito a casa. Ha chiesto rispetto, riassumendo in una parola ciò che nel codice morale del calcio significa tante cose e che nel caso specifico ne significa una: negli ultimi vent'anni la Roma è stata lui. Dunque sì, il rispetto lo merita, anche da chi legittimamente pensa che a quasi 40 anni non possa più giocare, che sia arrivato alla fine del viaggio. Anche da chi ritiene che non solo lui non possa più dare molto, ma possa togliere, anzi addirittura abbia tolto qualcosa alla Roma negli ultimi tre anni. Ingombrante, dicono. Lo sarà, anzi lo è. Ma è anche un monumento. Rispetto significa che uno così non lo mandi in campo nel recupero di Roma-Real Madrid, quando la partita è finita e soprattutto persa. È un insulto. È una cattiveria. È uno sgarbo.Totti è stato punito dall'allenatore perché ha rilasciato un'intervista piccata.
E la sua punizione è un errore grossolano: bisogna gestire l'addio al calcio di un giocatore così. Il modo peggiore è trasformarlo in un caso: la gente sta con lui e ne ha qualche ragione. Non significa che debba giocare titolare, ma che dovere di un allenatore e una società far sì che le cose funzionino.
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