Tritolo trovato in Puglia: "Serviva a uccidere il procuratore di Napoli"

Un pentito della Sacra Corona Unita agli inquirenti della Dda di Bari: "Serviva a uccidere il procuratore Colangelo". Il piano organizzato con la camorra

Tritolo trovato in Puglia: "Serviva a uccidere il procuratore di Napoli"

Sarebbe stato utilizzato per ammazzare il procuratore di Napoli Giovanni Colangelo il tritolo sequestrato nel barese alcuni giorni fa. La notizia è stata rivelata agli inquirenti della Dda di Bari da un collaboratore di giustizia vicino alla Sacra Corona Unita ma originario del napoletano. Alla fine del 2015, mentre si trovava in cella, sarebbe entrato in contatto con uomini della Camorra che parlavano di un agguato al magistrato.

"L'esplosivo - spiegano gli investigatori - avrebbe potuto distruggere negozi, palazzine, autoveicolo anche blindati". Il pm Antimafia barese Roberto Rossi sta coordinando anche le indagini che hanno portato al sequestro dei 550 grammi di esplosivo letale, nascosto sotto un albero, di fronte al cancello della tenuta di un boss di Gioia del Colle (Bari), Amilcare Monti Condesnitt. Per questa vicenda il trafficante di armi si trova ora in carcere con altre quattro persone, Antonio Saponaro, 35enne di Bari, Giuseppe Piscopo, 24enne di Bitonto, il 33enne barese Paolo Paterno e Francesco Paolo Ciccarone, 40enne di Santeramo in Colle. E proprio a Gioia del Colle, stando alle dichiarazioni del pentito, sarebbe dovuto avvenire l'attentato. Il clan che lo stava progettando aveva infatti studiato gli spostamenti di Colangelo fra Puglia e Campania e avrebbero colpito a Gioia dove abita il capo della procura di Napoli.

Ieri le Dda di Napoli e Bari si sono riunite per discutere del patto stretto dai clan pugliesi con quelli campani. All'incontro hanno partecipato il capo della Direzione distrettuale antimafia della città partenopea, procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, insieme al sostituto Maurizio De Marco, il procuratore di Bari Giuseppe Volpe, l'aggiunto della Dda del capoluogo pugliese Pasquale Drago e il sostituto procuratore Roberto Rossi. Le indagini sono state avviate dopo il tentato omicidio di Giuseppe Drago, avvenuto il 14 febbraio scorso nel quartiere San Pio di Bari. Gli investigatori baresi hanno ricostruito il contesto nel quale sarebbe maturato l'agguato: contrasti tra gruppi criminali per il controllo delle attività illecite. Grazie alle intercettazioni ambientali disposte nell'ambito delle indagini sul tentato omicidio, gli agenti hanno scoperto l'acquisto e il trasporto dei 550 grammi di tritolo.

Stando agli accertamenti dei poliziotti, quel quantitativo di tritolo costituirebbe un "detonante micidiale con una velocità di combustione di 6.800 metri al secondo", in grado, cioè, di polverizzare qualunque cosa nel raggio di decine di metri con una potenza paragonabile a quella di quasi quindici bombe a mano.

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