Uccisero il padre violento al culmine di un litigio in cui l'uomo pretendeva di saper dove si fosse rifugiata la ex moglie. Per la Corte d'Assisse fu omicidio volontario aggravato dal grado di parentela. Ieri i due fratelli, Alessio e Simone Scalamandrè, 30 e 22 anni, sono stati condannati rispettivamente a 21 e 12 anni di reclusione. "Mi aspettavo che la Corte riconoscesse il vissuto drammatico a cui sono stata costretta ad assistere" ha commentato Laura, la mamma dei due ragazzi, tramite il suo legale.
I fatti
I fatti risalgono alla sera del 10 agosto 2020, alla periferia di Genova. Lui - stalker e marito violento sottoposto a divieto di avvicinamento dell'ex moglie - si era precipitato a casa dei figli per sapere dove fosse l'ex moglie pretendendo che la donna ritirasse le accuse nei suoi confronti. I due ragazzi si rifiutarono di rispondere. Tanto bastò a scatenare una lite furibonda al termine della quale Alessio colpì il padre con un martello, uccidendolo.
La condanna
Ieri la Corte d'Assise ha condannato i due fratelli Scalamandrè a 30 e 22 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato dal grado di parentela. Mamma Laura, assente alla lettura della sentenza, si è chiusa in un doloroso silenzio affidandosi all'avvocato Nadia Calafato che la difende nella causa per malmattramenti contro l'ex marito. Un coniuge violento dal quale la donna non aveva mai chiesto la seperazione "per paura della reazione", precisa il Corriere della Sera. "Per evitare che papà la picchiasse, uno di noi restava a casa con lei", hanno spiegato i ragazzi.
Le violenze
I maltrattamenti sono tutti agli atti. Laura ha raccontato di aver subito violenze e sosprusi per quarant'anni di matrimonio. E ha riportato anche una circostanza in cui il marito, ex dipendente dell'aziende dei trasporti pubblici genovese, estrasse una rivoltella poggiandola minacciosamente sul tavolo della cucina. Quello fu l'episodio che la indusse a rivolgersi a un centro antiviolenza. Il coniuge, sottoposto a divieto di avvicinamento, continuò a stalkerarla pedinando lei e i suoi familiari. Per ben 4 volte riuscì a scoprire dove si fosse rifugiata, fino alla sera di quel drammatico agosto. "Un comma del 'codice rosso' impedisce al singolo giudice di valutare caso per caso le attenuanti.
In questo vicenda del tutto evidenti" ha spiegato Luca Rinaldi, avvocato del primogenito, che in Appello si rimetterà nuovamente alla Corte cosituzionale nel tentativo di ribaltare la sentenza che ha condannato per omicidio volontario i due fratelli Scalamandrè.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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