La scoperta che "aggiorna" i vaccini: così si combattono le varianti

Gli attuali vaccini dovranno essere aggiornati per far fronte alle varianti: è stato scoperto un meccanismo per cui si potranno utilizzare informazioni contenute nelle cellute T. Ecco di cosa si tratta

La scoperta che "aggiorna" i vaccini: così si combattono le varianti

Nuove importanti evidenze scientifiche aprono la strada alla costruzione di vaccini anti-Covid sempre più mirati e specifici: la stragrande maggioranza degli individui guariti dal Covid (93%) ha i linfociti T, ossia le cellule di lunga memoria, "diretti contro una regione conservata della proteina Spike", la struttura a "corona" che serve al virus per entrare ed infettare il nostro organismo.

Cosa dice lo studio

Lo studio è stato appena pubblicato dalla rivista scientifica Science e i dati forniti dai ricercatori sono stati analizzati dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma ed aprono scenari nuovi e interessanti per combattere il Covid ma soprattutto le varianti che si presenteranno nel prossimo futuro. "I vaccini attualmente in uso contro il Sars-Cov-2 possono essere revisionati per coprire nuove varianti. Questo tipo di vaccini derivano dalla biologia molecolare. Dovremo convivere con un Sars-Cov-2 divenuto endemico e non sappiamo se il virus perderà patogenicità. Ne deriva la necessità di adeguare i vaccini alle varianti del virus", ha spiegato alla Stampa.it il Prof. Roberto Cauda, direttore dell’Unità operativa complessa (Uoc) di Malattie Infettive del Policlinico Gemelli di Roma e revisore scientifico dei parametri Covid del governo, che ha sottolineato come sarà sempre più facile che il virus possa andare incontro a varianti se continua a circolare ed infettare un "numero crescente di persone. Nelle replicazioni del Sars-Cov-2 si selezionano naturalmente quelle che infettano più soggetti", evidenzia l’infettivologo impegnato in prima linea nel sequenziamento delle varianti del Sars-Cov-2 in collaborazione con il Prof. Massimo Ciccozzi, Responsabile dell'Unità di statistica medica ed epidemiologia del Campus Bio-Medico.

Come bloccare il virus

Come vedremo, tutto o quasi ruota attorno alla proteina Spike, determinante per fermare il Covid-19. "La quasi totalità delle migliaia di mutazioni del virus non ha un impatto di tipo clinico. Più una forma è trasmissibile, maggiore è la platea colpita e di conseguenza cresce l’incidenza di casi gravi che necessitano di ricovero in ospedale. Perciò, il problema clinico della gravità è direttamente legato alla diffusione del virus", spiega Cauda. Adesso bisogna trovare un modo per fermarle e la risposta è quella di bloccare l'entrata del virus attraverso gli anticorpi prodotti da vaccini "aggiornati" che agiscono in modo ancor più efficace contro la proteina Spike del virus oppure con gli anticorpi monoclonali che, però, andrebbero rimodulati in base alle varianti del Covid. "Il problema è che anche gli anticorpi monoclonali sono stati prodotti riconoscendo la proteina Spike. Perciò il pericolo è che se la proteina Spike muta, gli anticorpi la riconoscono meno e la loro efficacia si riduce notevolmente".

Il "tagliando" per i vaccini

L'Ema, Agenzia Europea per il farmaco, studia nuove strategie per rendere più efficaci i vaccini attualmente in uso. Intanto, Pfizer, Moderna e AstraZeneca hanno già predisposto gli adeguamenti contro le mutazioni del Sars-Cov-2. "Contro il Covid abbiamo disponibili vaccini prodotti sequenziando l’Rna e il Dna. Sono armi costruire su misura del nemico da combattere e possono essere revisionati man mano che mutano le caratteristiche del virus - sottolinea il Prof. Cauda - Se qualche parte del Sars-Cov-2 cambia, anche i vaccini vanno adeguati. Abbiamo oggi vaccini più versatili di quelli del passato costruiti a partire da virus inattivati (Salk) o attenuati (Sabin). Quei vaccini meno versatili erano diretti contro la parte più rilevante del virus, quella cioè che permetteva l’attacco all’organismo". I vaccini dovranno essere sempre più specifici e bloccare il virus all'ingresso o si formeranno sempre nuove varianti.

"Se il virus che attacca l’organismo si è modificato a causa delle varianti, la risposta garantita dal vaccino può risultare meno efficace.

A quel punto si possono rivedere i vaccini per far sì che si producano degli anticorpi e una difesa più adeguata alla mutazione del virus che circola maggiormente e diventa più aggressivo per effetto delle varianti", conclude.

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