Con l'autorizzazione del vaccino anti Covid da parte dell'Agenzia europea del farmaco (Ema) al rush finale, il nodo da sciogliere diventa la definizione delle categorie prioritarie nella somministrazione dell'antidoto. Una prima certezza sulla campagna vaccinale annunciata per gennaio 2021 dal ministro Speranza, arriva dal dierettore scientifico dell'Istituto Spallanzani di Roma Giuseppe Ippolito. “Chi ha avuto il Covid - dichiara il direttore intervenuto a Radio anch'io su Rai Radio 1 come riporta Agi- non deve vaccinarsi contro la malattia perché ha sviluppato anticorpi naturali, semmai dovrà controllare il livello di questi anticorpi. E quando questi dovessero scendere, si può riconsiderare una vaccinazione”.
Ci saranno più vaccini, ma quanto dura l'immunità?
Se l'infettivologo del Comitato tecnico scientifico tranquillizza sulla possibilità di avere più vaccini disponibili, è scettico, invece, sulla durata della protezione dal virus, una volta che ci si è vaccinati. “Chi non risponde - spiega Ippolito - a un vaccino può averne un altro. Non sappiamo quanto dura l’immunità, è verosimile che le persone potranno usare un vaccino diverso. Non è il primo caso. Abbiamo già avuto esperienze di altri vaccini per cui le persone che non rispondevano a uno o raddoppiavano la dose o usavano un altro vaccino”.
Sul numero di dosi da somministrare Ippolito taglia corto: "Io credo che tutti dovranno fare la doppia dose di vaccino. E chi non risponde avrà di sicuro un altro tipo di vaccino”. Mentre sulla scelta del candidato migliore per efficacia e sicurezza, il direttore non si sbilancia. "Ancora non abbiamo un criterio di scelta dei diversi vaccini - dice - Siamo già fortunati ad avere un vaccino che ha dimostrato, non su grandissimi numeri, ma su decina di migliaia di persone, di essere in grado di ridurre la malattia. Quando sapremo come la riduce, come rispondono e quale sarà l'mmunità delle singole persone, potremmo iniziare a dire 'questo vaccino è migliore per questa categoria. Ora è ancora molto presto".
Ecco chi non si deve vaccinare
Se chi ha avuto il Covid non rientrerebbe, dunque, nei soggetti da vaccinare, per l'infettivologo anche le donne incinte non sarebbero tra le categorie prime nella lista. "Le donne in gravidanza - ha dichiarato lppolito su Rai Radio 1 - non rientrano in un criterio di priorità per la vaccinazione anti-Covid. Non sono stati fatti studi ad hoc su donne in gravidanza, ma non mi pare che le gravide rientrino in un criterio di priorità". Anche i giovani sono da escludere come soggetti prioritari. L'idea di vaccinarli per primi in quanto principali diffusori del virus, dal punto di vista strettamente scientifico avrebbe senso. "Solo se fossimo in tempo di pace, - dichiara - sarebbe una via utile per ridurre la circolazione del virus. Ma noi siamo in tempo di guerra ed è meglio evitare le morti dei casi gravi". Per le priorità di vaccinazione contro il Covid-19 Ippolito avalla lo schema 'classico' prescritto anche dall'Oms: operatori sanitari, soggetti a rischio e poi tutti gli altri.
I nodi: tempistiche e logistica
I diversi candidati nella corsa al vaccino anti Covid saranno disponibili con tempistiche diverse, spalmandosi da gennaio all'estate prossima in modo da coprire tutta la popolazione. "Noi avremo dei vaccini opzionati entro l'estate, perché i vaccini non arrivano tutti insieme e non tutti hanno cominciato le fasi di sviluppo contemporaneamente", ha precisato Ippolito.
E per il vaccino anti-Covid in sperimentazione allo Spallanzani di Roma, il direttore lancia una data: "Sarà disponibile all'inizio dell'estate, sempre che tutte le fasi vengano rispettate". Per quanto riguarda le difficoltà logistiche e di gestione della catena del freddo per la conservazione di alcuni vaccini, l'infettivologo tranquillizza. "Sarà mantenuta e controllata. La stessa azienda produttrice manterrà la catena del freddo fino a destinazione. È evidente che tutti questi sistemi di conservazione hanno metodi di rilevazione. E i lotti saranno immediatamente sospesi se ci dovessero essere problemi".
Ippolito bacchetta sul Natale
Invitato a commentare le ipotesi di aperture per le vacanze di Natale, l'infettivologo del Cts non usa mezzi termini. "Non possiamo escludere la terza ondata soprattutto se facciamo come abbiamo fatto durante l'estate".
Per cui, bacchetta Ippolito, guai ad abbassare la guardia. "La prudenza - tuona - non è mai troppa. Si chiama principio di precauzione. E fa parte di quelle cose in cui ci vuole un pò di intelligenza. Insomma, 'Stateve 'a casa', come diceva Eduardo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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