Lo scenario rischia di regalare frame che nessuno avrebbe mai voluto vedere. L’Alta valle di Susa, paradiso del turismo montano, estivo e invernale, uno dei più importanti comprensori sciistici del mondo, al confine con la Francia, sta facendo i conti con un massiccio passaggio migratorio, sempre più difficile da gestire.
Da tempo sindaci e la comunità montana (leggi qui) segnalano alla regione e al governo la possibilità che la situazione sfugga di mano in un comprensorio massacrato dalla crisi dell’industria turistica e con il controllo del territorio affidato a sette carabinieri. In due anni sono transitati almeno 7500 migranti, con una concentrazione di oltre 6 mila nell’ultimo periodo. Dopo il primo lockdown è esplosa, la migrazione della rotta balcanica: donne bambini, uomini provenienti principalmente dall’Afghanistan e dalla Siria, disposti a tutto, anche a morire di freddo la notte, camminando nella neve con i figli in braccio, per superare il confine e, attraverso la Francia, arrivare in Germania. C’è perfino la storia di un padre che da tre anni è in fuga con un figlio di 16 anni, malato di cuore, sulle spalle. I varchi sloveni e austriaci sono chiusi. Dunque gli autobus di linea, i treni e i furgoni semiclandestini, li scaricano a Oulx e a Cesana da dove si inerpicano su per il colle del Monginevro. Per evitare di essere respinti dalla polizia francese scelgono anche vie più ripide e più impervie, per esempio quelle del Col Bousson, della valle Thures e perfino del Monte Chaberton, 3.131metri d’altezza, da dove volare di sotto è un attimo.
In una valle tradizionalmente votata all’accoglienza e con mille inattesi problemi economici, ci si sono messi anche gli anarco-insurrezionalisti “no border”. Così giovedì otto aprile Andrea Terzolo, 37 anni, sindaco di Oulx, 3.000 abitanti, 1.000 metri sul livello del mare, tutto casette, e fiorellini, ma anche importante stazione ferroviaria sulla linea Torino, Modane, Lione, Parigi, arrivando in Municipio ha trovato una bella sorpresa. Non era mai successo che qualcuno imbrattasse l’edificio comunale con scritte come: “Assassini”, o “La vostra giustizia uccide”. E, come se non bastasse, un cumulo di vestiti davanti all’ingresso. Che cosa era successo di così autoritario da scatenare la reazione di un non meglio identificato centro sociale torinese? Che il 23 marzo la Prefettura aveva deciso di far sgombrare una casa cantoniera dell’Anas occupata dagli anarchici e trasformata in un rifugio per i migranti dove oramai non era più rispettata alcuna norma igienica.
“Era totalmente fuori controllo. Una terra senza legge” spiega Terzolo al Giornale.it. Le operazioni della polizia, peraltro, si sono svolte nella massima tranquillità , in modo pacifico, con il rispetto di tutti: i migranti sono stati rifocillati, coperti, assistiti, tamponati, indirizzati in strutture di accoglienza più idonee. Dopo tre giorni erano tutti ripartiti. Nessuno di loro voleva fermarsi in Italia. Nonostante fossero richiedenti asilo, la meta principale resta la Germania, dove trovano già attiva la rete di contatti. È molto arrabbiato il sindaco di Oulx. “Datemi del fesso” dice ancora al Giornale.it “Ma del fascista proprio no!”. Difende anche i suoi concittadini, accusati di essere tutti dei “fasci”. “Ma quando mai!!! Qua nessuno ha mai neanche criticato gli anarchici. Non avevamo ben capito chi fossero, che tipo di linguaggio parlassero, e che cosa significasse Acab. Chiedevamo soltanto rispetto della legalità. Che pagassero le bollette, e ottemperassero a criteri igienici migliori”.
Proprio per l’impegno del sindaco, di alcuni privati e della Croce Rossa, a Oulx, con buona pace dei no border, funziona un rifugio vero, dove i migranti trovano un letto per dormire, vestiti e cibo. “Se ne occupa Don Luigi Chiampo, dalla mattina alla sera”, spiega Terzolo. E quindi? Che cosa vogliono gli anarchici? E il comunicato di Rifondazione comunista contro l’amministrazione, che senso ha? “Nessuno dovrebbe strumentalizzare. La decisione di sgombrare è stata presa dalla Prefettura dopo tante segnalazioni. Io dovrei occuparmi dei lampioni e delle buche, non di ordine pubblico. Ma avrei migranti a dormire per la strada ovunque. Di notte, al freddo, qui si muore. E io per prima cosa penso alla vita delle persone. E poi la Prefettura interverrebbe? O scaricherebbe comunque su di me?”.
Terzolo in qualche modo denuncia il problema di sempre: l’assenza organica dello Stato che ribalta sui Comuni, anche piccoli, come quelli di montagna, un problema enorme e complesso. A Claviere, a Cesana, a Sauze d’Oulx, a Bardonecchia, i sindaci sono lasciati da soli in prima linea a tenere sotto controllo una potenziale polveriera. Insiste Terzolo: “Il problema va gestito, non ignorato. Ora abbiamo presentato un nuovo progetto alla Prefettura. Arriveranno i fondi per rinforzare il rifugio di Don Chiampo: più posti letto, la presenza fissa di un infermiere professionale e l’aiuto costante della Croce Rossa”. Terzolo non vuole darla vinta agli anarchici imbrattatori. Cerca di minimizzare l’atto vandalico compiuto nei confronti degli uffici comunali.
E non nasconde anche qualche timore per la sua sicurezza. Però, allargando, le braccia: “Sono disarmato quando leggo quelle scritte. Ma, invece di insultarmi, perché queste persone non vengono a dare una mano a don Chiampo e al rifugio per i migranti?”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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