"Vi spiego perché la maternità surrogata va fermata"

Jennifer Lahl è una delle maggiori attiviste americane contro la pratica della maternità surrogata, che oggi parlerà dal palco del Family Day. IlGiornale.it l'ha incontrata al suo arrivo dalla California a Roma

"Vi spiego perché la maternità surrogata va fermata"

Oggi dal palco del Family Day al Circo Massimo parlerà anche Jennifer Lahl, una delle maggiori attiviste americane contro la pratica della maternità surrogata. L’ex infermiera californiana, divenuta famosa con il film-inchiesta Eggsploitation con il quale ha documentato il mondo della fecondazione eterologa e delle donatrici di ovuli, è fondatrice e presidente del Center for Bioethics and Culture Network ed è una delle promotrici della petizione mondiale per vietare la pratica della maternità surrogata a livello globale. La intervistiamo al suo arrivo a Roma, in un incontro organizzato dal presidente della Onlus Pro Vita, Toni Brandi, che ha invitato la Lahl in Italia per intervenire, inoltre, ad una serie di iniziative in programma sul tema dell’utero in affitto.

Perché ha deciso di venire dall'altra parte del mondo per parlare al Circo Massimo?

Sono attiva ormai da oltre un decennio per fermare la pratica della maternità surrogata. Se mi dicono che ho la possibilità di raggiungere un milione di persone, non ho paura di viaggiare lontano.

La stepchild adoption, contenuta nel ddl Cirinnà, rischia davvero di legittimare la pratica della maternità surrogata?

Potrebbe permettere di adottare il figlio del partner, ottenuto mediante la pratica della maternità surrogata all’estero. Noi siamo contro ogni tipo di ricorso alla surrogacy, sia da parte degli etero, sia da parte dei gay. Ma c'è da dire che negli Stati Uniti, quando la suprema corte ha sancito il diritto di sposarsi per le coppie gay in tutti gli Stati, all’ottenimento del ‘matrimonio egualitario’ è seguita automaticamente la rivendicazione della ‘famiglia egualitaria’. Così ora negli Usa una delle lobby maggiormente impegnate nel promuovere la maternità surrogata è quella LGBT. In particolare, nello Stato di New York, il senatore che sta facendo pressioni per introdurre la commercial surrogacy è gay e ha già dei figli tramite maternità surrogata.

Ma secondo lei esistono davvero delle differenze tra i bambini che crescono con genitori omosessuali e quelli che crescono con i genitori naturali?

La famiglia composta da padre, madre e figli è quella che dà più garanzie di stabilità per la sana crescita dei bambini.

Maternità surrogata: perché è una pratica inaccettabile, anche se fatta su base "volontaria"?

Perché considera il bambino come un prodotto, oggetto di compravendita, come un ipad o una macchina. Quella surrogata, non è una gravidanza naturale. È una gravidanza tecnologica in cui ci sono rischi e complicazioni per la madre e per il bambino. Nella natura infatti, il contatto madre-figlio viene mantenuto per più tempo possibile. Quando il bambino nasce conosce una sola cosa: sua madre. Riconosce la sua voce, il suo odore, il ritmo del suo corpo. Nella maternità surrogata invece il bambino viene subito strappato alla madre: fare questo, sostenendo che tra madre e figlio non ci sia alcun legame, è molto pericoloso per la salute di entrambi.

Quali sono i rischi?

Gli esperti la chiamano “ferita primaria”. La ferita primaria si crea quando il bambino viene strappato dalla madre e consegnato ad uno sconosciuto. Ma ci sono anche altri problemi di tipo emotivo, mentale e psichico che subentrano. Ho intervistato molte surrogate, ad esempio, che hanno sofferto di depressione post partum, un disturbo molto comune, che molte madri superano prendendosi cura del proprio bambino. Nel caso delle surrogate però non c’è nessun bambino. Inoltre, nel caso in cui la surrogata abbia altri figli, dovrà spiegare ai fratellini del bambino su commissione, che il loro fratellino dovrà essere abbandonato quando nascerà. Gli altri bimbi non capiscono il perché del gesto e si domandano se la madre possa un giorno fare lo stesso anche con loro. I bambini nati da maternità surrogata, inoltre, da adulti si sentono trattati come un bene di consumo, perché sanno che la loro madre naturale li ha dati via per 10.000 dollari.

Che dimensioni ha l’industria della maternità surrogata?

A livello globale muove miliardi di dollari ogni anno. Ci sono moltissime cliniche negli Stati Uniti, la maggior parte in California e a New York. Come dirò domani, il mio Stato, la California, è considerata la capitale mondiale del turismo riproduttivo. Stati come l’India o il Messico hanno chiuso i confini per la surrogacy, e così in California arrivano addirittura dalla Cina per acquistare bambini. L’America, in questo senso, è la terra dei Cow Boy: se hai il denaro puoi fare quello che ti pare. Se il bambino non soddisfa i requisiti, ad esempio, i genitori che lo commissionano possono chiedere alla surrogata persino di abortire. Negli Stati Uniti al momento ci sono due casi di questo tipo. A due donne incinte di tre gemelli, è stato chiesto di abortire uno dei tre bambini perché i genitori ne avevano commissionati solamente due. Non so come andrà a finire il processo, ma di certo non vedo come un tribunale degli Stati Uniti possa imporre ad una donna di abortire. Probabilmente cercheranno di minacciare queste donne, rifiutandosi di pagarle. Sono indigenti, non possono permettersi un avvocato, non hanno denaro per affrontare il processo, e quindi finiranno per fare quello che gli diranno di fare. In pratica saranno costrette ad abortire.

Come offrire garanzie alle donne che si trovano in questa condizione?

Quello che cercheremo di ottenere con la conferenza di Parigi del prossimo 2 febbraio, alla quale interverranno note esponenti dell’universo femminista, come Sylviane Agacinski, è rendere illegale la maternità surrogata in tutto il

mondo. Il nostro messaggio è che la maternità surrogata è sbagliata perché viola la dignità della madre e quella del bambino. Oggi sarò al Family Day per dire ad un milione di persone che tutto questo deve essere fermato.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica