Virologi e dpcm fanno sparire Gesù dal Natale

Nella tradizione napoletana (ma non solo) del presepe c'è un posto importante per un pastorello che si avvicina a Gesù bambino con le mani vuote ma con gli occhi pieni di meraviglia, quasi incantato

Virologi e dpcm fanno sparire Gesù dal Natale

Nella tradizione napoletana (ma non solo) del presepe c'è un posto importante per un pastorello che si avvicina a Gesù bambino con le mani vuote ma con gli occhi pieni di meraviglia, quasi incantato. Gli altri ce l'hanno con lui perché si è presentato senza doni, ma la Madonna, dice la tradizione, li rimprovera: «Incantato non viene a mani vuote! Non vedete che porta al mio Gesù la sua meraviglia, il suo stupore! L'amore di Dio fatto bambino lo incanta».

Anche noi abbiamo perso la meraviglia. Non ci stupiamo più di niente. Neanche del fatto che a Natale tra Dpcm, regole idiote, mascherine e fake news abbiamo smesso di interrogarci sulla potenza del Natale, sul suo significato. E soprattutto sul mistero di Gesù, sul Dio che si è fatto uomo e che ha scelto di arrivare in sordina, quasi in silenzio. Anche Albert Einstein, lo scienziato che con la sua formula ha cambiato la percezione del mondo e che con la religione aveva un rapporto particolare (come si legge nella sua Lettera a Dio, datata 1919), aveva percepito che «nell'Universo c'è un'impronta sublime e un ordine mirabile che si rivelano nella natura e nel mondo del pensiero». Una delle sue frasi preferite era: «Chi non riesce più a provare stupore e meraviglia è già come morto e i suoi occhi sono incapaci di vedere».

Una volta un sacerdote ha scritto che «la dimensione estatica dello stupore è l'unico sentimento in grado di infrangere la ripetizione di una festa», di rinnovarne il valore. È lo stupore che fa crescere e che ci fa anche tornare giovani. Ma quello che il pastorello stupito porta in dono è anche il silenzio, che nel moderno mondo liquido, a mille velocità, ha perso ogni sua cittadinanza.

Siamo stati sommersi per settimane da slogan, sensazionalismo, ansie e preoccupazioni a volte infondate. E abbiamo dimenticato il potere del silenzio. Papa Benedetto XVI diceva che «un mondo troppo rumoroso non favorisce il raccoglimento e l'ascolto della voce di Dio», e usava come esempio San Giuseppe, la cui funzione teologica e umana va oltre quella di «padre putativo» per diventare «modello dell'uomo giusto che in perfetta sintonia con la sua sposa accoglie il Figlio di Dio fatto uomo e veglia sulla sua crescita umana. Proprio da Giuseppe Gesù ha appreso sul piano umano quella robusta interiorità che è presupposto dell'autentica giustizia, la giustizia superiore che Egli un giorno insegnerà ai suoi discepoli». Per Papa Wojtyla «il silenzio di Giuseppe è permeato di contemplazione del mistero di Dio».

Silenzio e contemplazione, stupore e meraviglia. Ecco la ricetta che abbiamo perduto, trascinati da questo rotocalco perverso e frastornante di bollettini e numeri a casaccio, ronzio angosciante di sottofondo che non riusciamo più a non sentire.

Ma il silenzioso

incanto del Natale è davanti a noi, in quel bambino disposto a morire per chi neanche lo voleva. Lì, vicino al presepe, in un cassetto, da qualche parte a casa, ci sono gli occhiali della meraviglia. Basta solo indossarli.

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