Cuba risparmia: via i sigari dalle tessere di razionamento

«Non sono un genere di prima necessità». Ogni anno nell'isola ne vengono consumati 200 milioni, ovvero in media 18 a testa neonati compresi

Storica svolta all'Avana. Il governo cubano toglierà i sigari dal libretto di razionamento dal primo settembre. Lo ha annunciato un comunicato del Ministero del Commercio, pubblicato sulla stampa.
La decisione, afferma la nota, «fa parte delle misure che in maniera graduale si stanno applicando per limitare i sussidi dello Stato».
I sigari, si legge nel comunicato, vengono ricevuti attraverso il libretto soltanto da «una parte della popolazione cubana» e non sono «un articolo di prima necessità».
I cubani, con una popolazione di 11,2 milioni di persone, consumano 200 milioni di sigari all'anno. L'eliminazione di questi dal libretto di razionamento si aggiunge a quella delle patate e dei piselli, tolti lo scorso anno.
Il libretto di razionamento, in vigore dal 1962, prevede la vendita con forti sussidi di prodotti come riso, caffè, uova, pollo o pesce alla popolazione che ha uno stipendio mensile di 20 dollari.


Ma la fragile economia socialista cubana non ce le fa a sostenere questo sforzo e punta a ridurre gli sprechi. Il presidente Raul Castro aveva annunciato già due anni fa la necessità di eliminare i «sussidi eccessivi».

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