Avevano promesso di "far tremare il Paese", i familiari degli ostaggi di Hamas in Israele. E nelle ultime ore le minacce al governo di Benjamin Netanyahu erano state sempre più numerose: dal video quasi censurato che insinuava l'ipotesi di stupri sulle donne prigioniere sino agli scioperi volti a bloccare l'economia nel Paese. A gettare benzina sul fuoco, il ritrovamento dei cadaveri di altri sei ostaggi, uccisi nelle ultime ore, e il generale clima di fallimento dei negoziati in Qatar, ove ancora non riesce a trovarsi la quadra tra la liberazione dei rapiti e l'annoso punto del Corridoio Filadelfia.
La condanna di Netanyahu
Nel mezzo di una riunione del gabinetto israeliano, Netanyahu ha attaccato i manifestanti, sostenendo che lo sciopero generale nel Paese "è una vergogna. È come dire a Sinwar: 'Hai ucciso sei persone, qui ti sosteniamò". E ancora: "Chiaramente chiederemo ad Hamas un prezzo per l'assassinio dei rapiti", ha aggiunto ribadendo: "Dobbiamo rimanere sull'asse Filadelfia. Questo è essenziale per la sicurezza di Israele. Se lo lasciamo, sarà difficile per noi poi tornare".
Dagli Stati Uniti, il presidente Joe Biden fa sapere di aver discusso con Egitto e Qatar una proposta finale del tipo "prendere o lasciare" per un cessate il fuoco tra Israele e Hamas, che intende presentare alle parti nelle prossime settimane. Di fronte a un nuovo rifiuto, potrebbe finire qui il tentativo di mediazione americana. "Non si può continuare a negoziare in questo modo. Questo processo deve essere interrotto a un certo punto", ha sostenuto un alto esponente di Washington, precisando che insieme a Doha e al Cairo i mediatori stavano già lavorando a questa proposta prima che il recupero dei corpi di sei giovani ostaggi aumentasse la pressione sul governo israeliano.
Un grande sciopero per riavere gli ostaggi
Questa mattina, dopo la grande manifestazione di domenica, decine di manifestanti hanno iniziato a bloccare la via Ibn Gvirol a Tel Aviv, chiedendo al governo di raggiungere un accordo con Hamas. Ieri decine di migliaia di israeliani sono scesi in piazza al grido di "Adesso! Adesso!" nella manifestazione di massa più numerosa dall'inizio della guerra. Oggi, invece, i manifestanti si sono radunati anche allo svincolo di Shilat, vicino a Modìin, e hanno bloccato una strada nella città settentrionale di Rosh Pina. Le manifestazioni erano state annunciate ieri dalla Federazione del lavoro dell'Histadrut, per fare pressione sul governo affinché faccia di più per raggiungere un accordo: in questo modo, coinvolgendo il mondo sindacale, gli organizzatori sperano di fare pressione bloccando l'economia israeliana, almeno per un giorno.
A Tel Aviv, già da ieri sera, i manifestanti hanno sfondato le linee della polizia sull'autostrada Ayalon. Alcune persone sono salite sugli autobus e sui bidoni della spazzatura per avere un punto di osservazione privilegiato sulla marcia, mentre altri hanno preferito indossare maschere di gomma con il volto di Netanyahu, gridando: "Vivi, vivi, li vogliamo vivi". La folla ha anche scandito slogan come "poliziotti, poliziotti, chi state proteggendo?" e "vergogna, vergogna". Appiccati anche alcuni incendi lungo la strada, sventolando nastri gialli, in simbolo di solidarietà con gli ostaggi. A scendere in strada una fascia trasversale della società israeliana, per età e classe sociale. I media locali hanno riferito che, ieri, in strada, vi era anche il leader dell'opposizione Yair Lapid: l'ex primo ministro, che guida il partito Yesh Atid, in precedenza aveva sostenuto le richieste di uno sciopero di massa per costringere il signor Netanyahu a un accordo sul rilascio degli ostaggi.
Le contromisure del governo e la contromanifestazione
Il governo ha immediatamente fatto ricorso ad alcune contromisure: la procura di Stato ha presentato una petizione al Tribunale del lavoro affinché si pronunci contro lo sciopero, chiedendo di valutarlo come "politico", poiché riguardante tutti i dipendenti dello Stato, ma non per una questione collettiva di lavoro. Ma non è bastato. A puntare il dito contro l'iniziativa, innanzitutto la controversa figura del ministro delle finanze israeliano Bezalel Smotrich, che ha ordinato al Tesoro di non retribuire nessuno dei lavoratori che hanno aderito allo sciopero, oltre ad accusare il presidente dell'Histadrut, Arnon Bar-David, di lavorare nell'interesse del leader di Hamas, Yahya Sinwar.
A scendere in piazza, oggi, diverse richieste e diverse posizioni. In una sorta di contromanifestazione, circa 100 persone del Gvura e del Tikva Forum hanno marciato stamattina a sostegno del governo, dalla Corte Suprema di Gerusalemme verso la Knesset, gridando slogan come "non ci fermeremo finché non avremo la vittoria". In testa al gruppo, Yehoshua Shani, il padre del defunto capitano Uri Shani, ucciso in battaglia a Kissufim il 7 ottobre. I dimostranti si sono fermati di fronte all'ufficio del Primo Ministro per mostrare il loro sostegno all'operazione contro Hamas a Gaza. Il Tikva ("Speranza") Forum, è composto da parenti di ostaggi prigionieri di Hamas. Sostiene — attraverso lezioni di volontariato, raduni di preghiera, dimostrazioni e apparizioni sui media — l'obiettivo dichiarato del governo di usare una schiacciante potenza militare per costringere Hamas a liberare le persone che i suoi terroristi hanno rapito il 7 ottobre.
La fine anticipata dello sciopero
Dall'altra parte della barricata, con un megafono sono stati letti davanti alla folla i nomi delle 101 persone che si ritiene siano ancora prigioniere dell'organizzazione palestinese mentre i manifestanti urlavano "Ora!" per ciascuna di essere. I manifestanti hanno poi iniziato a marciare lungo Namir Road per unirsi alla manifestazione principale in Begin Street. Arnon Bar-David ha annunciato che lo sciopero generale terminerà alle 18.00, e non più alle 6.00 di domani mattina, com'era inizialmente previsto.
Il tribunale, invece, del lavoro di Bat Yam ha stabilito che lo sciopero generale deve cessare entro le 14.30, tre ore e mezza prima di quanto previsto dal sindacato, non avendo rilevato motivazioni economiche per l'agitazione, come richiede la legge. "Rispettiamo" la decisione, ha commentato il leader sindacale, Bar-David. Nonostante ciò nuove proteste sono attese questa sera a partire dalle 19.00 ora locale.
In un post su X il gruppo annuncia, tra le iniziative previste, una "manifestazione su vasta scala" a Gerusalemme, davanti alla residenza del premier israeliano, e una protesta a Tel Aviv.
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