"Provò il delitto su una statua di donna". Le nuove rivelazioni sul killer di Sharon Verzeni

Moussa Sangare avrebbe "accoltellato" una statua di donna nel parco di Terno d'Isola, oltre che la sagoma di cartone nel suo appartamento, prima di colpire Sharon Verzeni

"Provò il delitto su una statua di donna". Le nuove rivelazioni sul killer di Sharon Verzeni
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Oggi è il giorno dell'interrogatorio in carcere di Moussa Sangare, il trentenne che ha ucciso a sangue freddo Sharon Verzeni senza motivo. Ma mentre si inizia a costruire per lui l'alibi dell'infermità mentale e della malattia psichiatrica, emergono nuovi dettagli sull'omicidio, che proprio perché slegato da qualunque logica ha messo in difficoltà gli investigatori nella ricerca del colpevole. Ci è voluto oltre un mese per rintracciarlo: i due non si conoscevano, non si erano mai visti prima e non c'era alcun tipo di legame tra loro. Sharon è stata uccisa solo perché Sangare aveva deciso così, senza un perché.

Come già ipotizzato dagli inquirenti, l'uomo non ha avuto alcun complice nella sua furia omicida e nei giorni successivi. Nessuno lo ha nascosto, nessuno ne ha coperto le tracce e nessuno lo ha supportato nell'assassinio. Ma se da una parte la difesa, e non solo, cerca di sostenere la tesi del raptus omicida, dall'altra lo stesso Sangare avvalora la tesi che l'omicidio sia stato studiato e premeditato. La premeditazione è avvalorata anche dal fatto che quella notte sia uscito con in tasca 4 coltelli. In questi giorni è stato reso noto che nell'appartamento che occupava abusivamente è stata trovata una sagoma di cartone con sopra uno smile sulla quale l'uomo pare si sia "esercitato" per compiere l'omicidio. Quel che non era ancora emerso è che aveva "fatto delle altre prove con una statua di una donna che si trova nel parco di Terno".

Quest'ulteriore dettaglio trova spazio nel decreto di convalida del fermo in carcere di Sangare. Dall'interrogatorio che verrà condotto quest'oggi dal gip Raffaella Mascarino si spera possano emergere ulteriori dettagli per costruire un quadro ancora più chiaro di quanto accaduto. I punti fermi attorno ai quali sta ruotando l'indagine sono i fotogrammi ripresi dalle poche telecamere disposte nei pressi del luogo dell'omicidio e la sua confessione.

Stando alla ricostruzione effettuata dalle forze dell'ordine, subito dopo l'omicidio e la fuga in bicicletta ripresa nei frame e riferita da alcuni testimoni, Sangare sarebbe tornato alla vita di sempre, a vedere gli amici, stare con loro in piazza e andare a cena insieme. "Non possiamo pensare che sia stato un raptus", sono le parole che Stefano Comi, avvocato della famiglia Verzeni, ripete da quando Sangare è stato arrestato e ha confessato l'omicidio.

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