Dopo le dimissioni di Christian Raimo che aveva denunciato e criticato la presenza dello stand della casa editrice vicina a Casapound, continuano le polemiche sul Salone del libro, diventato ora un caso politico.
E, mentre il direttore Nicola Lagioia - pur dissociandosi dalla presenza dell'editore in questione - assicura che non ci sono incontri in cui si parla di fascismo, i partigiani disertano il Salone torinese per protesta. La presidente nazionale dell'Anpi, Carla Nespolo, ha infatti annullato la sua partecipazione per "l'intollerabile presenza al Salone della casa editrice Altaforte che pubblica volumi elogiativi del fascismo oltreché la rivista Primato nazionale, vicina a CasaPound e denigratrice della Resistenza e dell'Anpi stessa".
Stessa decisione presa anche dal fumettista Zerocalcare: "Mi è davvero impossibile pensare di rimanere 3 giorni seduto a pochi metri dai sodali di chi ha accoltellato i miei fratelli, incrociarli ogni volta che vado a pisciare facendo finta che sia tutto normale", ha confermato su Facebook, "Non faccio jihad, non traccio linee di buoni o cattivi tra chi va e chi non va, sono questioni complesse che non si esauriscono in una scelta sotto i riflettori del Salone del libro e su cui spero continueremo a misurarci perché la partita non si chiude così. Sono contento anche che altri che andranno proveranno coi mezzi loro a non normalizzare quella presenza, spero che avremo modo di parlare anche di quello".
Eppure anche a sinistra qualcuno fa notare che non si può impedire a nessun editore di partecipare alla manifestazione pagando lo spazio espositivo. "Al di là dei miei giudizi personali, cioè che non gradisco la presenza di quella casa editrice al Salone del Libro, altro conto è impedirle di esercitare un suo diritto", spiega pure il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, a PoliticaPresse, "Le manifestazioni che possono ricordare l'apologia del fascismo non sono poche così come quelle che facciano pensare che si stia lavorando per ricostituire il partito fascista. Sarebbe semmai il caso che le autorità preposte si pronunciassero, e questo potrebbe avere ripercussioni anche sulla vicenda del Salone. Il libro, per definizione, deve segnalare la massima apertura. Nulla vieta che si possano esprimere giudizi. Ma credo non ci sia nulla di peggio che utilizzare argomenti amministrativi per impedire la presenza di una casa editrice, per quanto la stessa sia discutibile".
Insorgono anche tre consiglieri torinesi del Movimento 5 Stelle, che chiedono di cacciare la casa editrice dal Salone: "La nostra città, medaglia d'oro al valor militare per la Resistenza", sottolineano Damiano Carretto, Maura Paoli e Daniela Albano, "Non può e non deve accettare che vengano diffusi messaggi di chiaro stampo fascista all'interno del più importante evento culturale cittadino. Non riteniamo che venga leso alcun diritto costituzionale nel voler sancire in modo chiaro e netto che chi si adopera per diffondere ideali che non dovrebbero più trovare spazio nel nostro Paese, non può trovare spazio in un evento della Città di Torino". Ma la capogruppo Valentina Sganga ribatte: "Andiamo al Salone del Libro per resistere alle derive dell'estrema destra.
Non è abbandonando il terreno che si porta avanti una strategia di contrasto a chi quel terreno lo vuole conquistare: l'estrema destra sta cercando di avere sempre più, come direbbe Gramsci, egemonia culturale nel Paese. Dobbiamo impedirlo con la forza della democrazia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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