Nel sito ufficiale dei fan del Feyenoord non c'è una parola sugli incidenti di mercoledì sera a Roma. Di scuse neppure a parlarne. Ma mercoledì nella chat degli hooligans del club olandese di «notizie» sul pre-partita romano ne circolavano, eccome: «Che bello pisciare in questa fontana a forma di cozza...». E sapete qual era la «fontana a forma di cozza»?
Sì, proprio lei: la Barcaccia, il capolavoro del Bernini. Un monumento che era stato appena restaurato (spesa: 200 mila euro) che i vandali made in Holland hanno trasformato in latrina. E poi: «Che bello mettere a ferro e fuoco la città...». Soprattutto quando chi è preposto all'ordine pubblico te lo lascia fare impunemente. Prefetto e questore, certo. Ma anche il sindaco Marino non può tirarsi fuori, vestendosi da grande accusatore. Proprio lui che chiude un occhio (se non due) sulla diffusa situazione di illegalità che, su più fronti, regna nella «sua» città, che casualmente è anche la Capitale d'Italia.
Ma torniamo alle «vanterie» degli ultrà biancorossi che con una mano lanciavano bottiglie e pietre devastando Piazza di Spagna e con l'altra immortalavano le proprie gesta esaltandosi sul web con messaggi del tipo: «Qui è tutto nelle nostre mani... la gente ha paura di noi»; «Pensavamo che non ci avrebbero fatti arrivare in centro...e invece siamo qui...sulla scalinata di Piazza di Spagna». Quando, finalmente, alle forze dell'ordine è arrivato l'ordine di caricare, ormai il danno era fatto: la Barcaccia (scambiata per vespasiano dai gentleman olandesi) era stata danneggiata, i negozi erano stati costretti ad abbassare le saracinesche, i turisti nel salotto bene di Roma erano terrorizzati peggio che se si trovassero nel Bronx.
Tutti «eroi» gli ultrà del «glorioso» club di Rotterdam: personicine a modo che in patria si comportano bene (perché lì i poliziotti a cavallo li massacrano di manganellate), ma che appena mettono il muso all'estero, si trasformano nei delinquenti che abbiamo visto scatenarsi l'altroieri.
Nella chat della violenza non mancano neppure richieste di «souvenir» da parte di chi non ha potuto partecipare alla trasferta italiana: «Portateci sciarpe, cappellini e bandiere rubate ai bastardi romanisti...».
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