Maledetto Gianni Morandi, m'ha fatto diventare buono

Un pover'uomo viene emarginato da moglie e suocera che s'innamorano dell'eterno ragazzo. Nessuna via di scampo? Forse una soluzione c'è...

Maledetto Gianni Morandi, m'ha fatto diventare buono

Il Natale porta pace e serenità?

Bah. Bubbole.

Eppure lo dicono praticamente tutti.

Lo dice anche lo spot di quest'anno dei celebri supermercati inglesi Sainsbury, che racconta la tregua fra inglesi e tedeschi del 1914, durante la Prima guerra mondiale, passata alla storia come «l'armistizio di Natale».

Tesi dello spot: il Natale ferma perfino la guerra.

Beh, evidentemente nei supermercati inglesi non conoscono mia moglie e mia suocera.

Guerrafondaie della peggior specie.

Per loro sono diventato, in questi anni, letteralmente «il nemico».

Non so se stessero cercando di abbattermi o di farmi arrendere senza condizioni.

Ma ci stavano riuscendo.

Non fraintendiamoci, di base, lo so bene, c'è un grande affetto che ci lega.

Io e mia moglie stiamo insieme da dopo l'università e abbiamo cresciuto tre splendidi figli, ormai grandi. I miei suoceri ci hanno aiutato non poco e, anche se la routine è pesante per tutti da sopportare, siamo una famiglia unita.

Mia moglie poi, se la conosceste, pensereste che è una donna fantastica.

E lo è.

Ma, diciamocelo chiaramente, è anche una donna insopportabile.

Durante le feste poi, si scatena il delirio che essere tutti insieme comporta.

I miei figli tornano a casa, chi dall'Erasmus, chi da trasferte di lavoro, già scocciati in partenza.

Ormai sono grandi e il Natale (a Pasqua si sentono legittimati a disertare) lo fanno con «i tuoi» solo come pegno per i regali ricevuti, ma non mancano mai di farci capire che non siamo più, neanche lontanamente, i «con chi vuoi».

Mia moglie, sotto pressione per regali, pacchetti e banchetti, diventa una bomba a orologeria, e io finisco per diventare il capro, o per meglio dire il cappone espiatorio da immolare davanti alla belva: sua madre.

Che anche lei non sopporta e vorrebbe fuori dalla cucina e fuori di casa. Ma da quando va in analisi nega la cosa risolutamente e mi accusa di essere io il solo a non sopportarla: «Sei sempre scorbutico con mammina!»

«Ma se la prima cosa che mi ha detto quando è entrata è stata “sei ingrassato come un tricheco”?»

«Beh, vuoi negare di aver messo su pancia?»

Di solito era così intrattabile solo dopo che la sentiva al telefono, una volta ogni tanto.

Ma da un anno a questa parte, da quando hanno scoperto la socialità on line, iscrivendosi a Facebook, hanno trovato un terreno comune, che si è rapidamente ritorto contro di me: Gianni Morandi.

Chattano tutto il giorno e poi mia moglie mi mette a parte delle loro riflessioni: «Hai visto come è in forma Gianni, e lui ha 70 anni, tu guardati un po', ne hai 50, e ne dimostri il doppio» è la cosa meno offensiva che mi sia sentito dire.

Le due fan sfegatate avevano già deciso da tempo che Gianni è il termine di paragone con cui dovevo cimentarmi.

«Ma voi leggete solo le interviste, lo vedete solo in tv, chissà com'è nella vita vera», cioè la frase che utilizzavo prima, si è dissolta da quando hanno avuto accesso agli aggiornamenti quasi quotidiani del Gianni nazionale, sulla sua pagina Facebook.

Gianni pubblica una foto con spaghetti dicendo che spera di tenerli al dente?

«Vedi, tu li scuoci sempre, sei così sbadato».

«Ma è tua mamma che dice che li faccio troppo duri».

Gianni pubblica una foto su un vecchio fuoristrada?

«Vedi, dovremmo comprare anche noi qualcosa che duri nel tempo, invece la nostra macchina è sempre dal meccanico».

«Ma se quando volevo comprarlo io un fuoristrada mi hai detto che avevo le crisi di mezza età?»

«È diverso. Il suo è d'epoca».

Gianni scommette con la moglie che sgranerà un tot di fagioli in un dato tempo?

«Ecco, tu manco i piatti mi aiuti a lavare».

Gianni perde la scommessa?

«Vedi? Lui, al contrario di te, sa dare ragione a sua moglie, non si impunta sempre su tutto!»

Gianni qua, Gianni là, Gianni di su, Gianni di giù. Come sgrida bene i figli Gianni, lui sì che sa come tenerli a bada. Come corre Gianni, lui sì che tiene alla salute, mica come te, che mangi tutte quelle schifezze in giro. Come suona la chitarra Gianni, tu non la suoni mai («Ma lui è un cantante» «è uguale» «Ma io faccio il rappresentante di sanitari» «Non ti impegni abbastanza»).

E io somatizzo.

È vero che ai tempi in cui lui cantava C'era una ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones , io ascoltavo i Beatles e i Rolling Stones, mica lui.

Però mi era sempre stato simpatico.

Ma dopo questa ossessione di mia moglie, incalzata da mia suocera («Diglielo che Gianni fa la differenziata, mica come lui, che è un gran sudicione»), beh, ho iniziato a covare nei suoi confronti un sinistro risentimento, che mano a mano, col passare dei mesi, si è tramutato in vera e propria antipatia, fino a sfociare nell'odio più bruciante.

È stato così che, nei giorni scorsi, in trasferta per lavoro, dopo l'ennesimo paragone telefonico («Gianni, quando viaggia, viaggia con la moglie Anna, fa le foto, sorride sempre, tu non mi porti mai, e sei sempre ingrugnato»), in albergo, distrutto, mi sono iscritto a Facebook con un account finto e ho iniziato a scorrere la pagina di Gianni Morandi con l'intento di coprire la sua bacheca di insulti. Era nata in me la furia di quello che i comunicatori alla moda chiamano troll, un sociopatico che veicola tutto il suo odio, coperto da anonimato, contro personaggi più in luce di lui. Al solo scopo di... beh, di... beh, non so a che scopo. Ma insomma, almeno potevo sfogarmi.

Spirito del Natale un corno!

Gianni col cappello di Babbo Natale?

Adesso te la farò vedere io.

Solo che, mentre scorrevo i post a ritroso, contando i metri e metri di ammirazione che si squadernano scorrendo col mouse i commenti, e gli innumerevoli “mi piace”, a fronte di qualche assaltatore isolato e deriso da tutti, che lo insultava, sono stato sommerso dalla bontà, dalla genuinità e dal candore del Gianni nazionale.

Più cercavo qualcosa di cattivo da scrivere, meno mi veniva voglia di farlo.

Il mio nemico, mi rendevo conto, non era lui.

Anzi, la sua pagina Facebook - oltre un milione di appassionati - con il suo «Stiamo uniti», aveva il potere di rabbonirmi, di infondermi una fiducia e un candore che ormai non provavo da tempo.

Paradossalmente, dopo tanti anni, mi stava facendo entrare nello spirito del Natale.

Finito il lavoro, con poca voglia di tornare a casa, ho aggiunto una notte al soggiorno. Poi sono diventate due, poi tre, fino a oggi, che è la vigilia, e sto ancora qua «in trasferta», a leggere canzoni, ascoltare clippini, commentare («Caro Gianni, grazie per avermi fatto ritrovare coi tuoi post, lo spirito del Natale che avevo perduto». Risposta di Morandi: «Caro Odio Gianni (che strano nome), grazie a te, stiamo uniti! Buon Natale!»).

Mia moglie e mia suocera al telefono mi danno del «buono a nulla», «l'ultima ruota del carro dell'azienda» che si fa incastrare in trasferta a Natale, dopo tanti anni di servizio, «altro che Gianni, che mai avrebbe mancato la cena in famiglia della vigilia e il pranzo di Natale».

Tornerò.

Ma non oggi.

E certo non domani.

Voglio passarmi finalmente un Natale senza urla e senza bisticci.

Stasera andrò a letto presto.

La mia vigilia non consisterà nell'attesa dei regali da scartare sotto l'albero («Manco i regali sai scartare, usa le forbici no? Gianni a quest'ora...») ma nel post natalizio da casa Morandi, che attendo con ansia.

Più piacevole e dispensatore di buoni sentimenti di qualsiasi messa di Natale.

Chissà che foto posterà?

Non vedo l'ora di mettere “mi piace”.

E commentare, in attesa che lui, al contrario di Babbo Natale, che non lo ha mai fatto («Caro Babbo, ti prego, portati mia suocera in Lapponia...»), risponda.

Buon natale.

Twitter: @cubamsc

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