Ron Arad: «E io disegnerei anche per Ikea»

Il primo rito della Grande Messa dell’Arte Contemporanea, «Frieze Art Fair» a Londra, si è celebrato in una chiesa progettata nel 1828 da Sir John Soane: Lisson Gallery festeggiava i 40 anni e gli artisti Allora&Calzadilla e Rodney Graham. La fiera non era ancora aperta ma collezionisti, direttori di museo, addetti ai lavori e appassionati erano già tutti presenti.
«Frieze Art Fair», alla quinta edizione conclusasi ieri, è ormai adulta. Se al debutto pareva essere l’anello mancante della virtuosa catena artista-gallerista-collezionista-museo-fiera, si è rivelata forza trainante della catena medesima. I direttori Amanda Sharp e Matthew Slotover dichiarano con modestia che Londra è sempre il centro di qualcosa che accade. Mostre, aste, musei: una settimana di incontri e scambi a livello altissimo. Tanto che i due direttori possono permettersi il lusso di scegliere solo 150 gallerie, 10 meno dello scorso anno, su 480 richieste di partecipazione. Le italiane presenti erano 9: De Carlo, Guenzani, Marconi, Zero, Minini, Kaufmann, Noero, Raucci/Santamaria, Sonia Rosso. Così, nella struttura montata a Regent’s Park, gli stand hanno guadagnato spazio per le opere in vendita. La paventata crisi non si è vista, opere importanti hanno cambiato mano già dalle prime ore di apertura. Il fatto che alcune gallerie, a esempio Thaddaeus Ropac, possano dichiarare di aver venduto l’intero stand già da venerdì testimonia la generale soddisfazione. I collezionisti sembrano più consapevoli e maturi, meno affannati degli scorsi anni; l’acquisto è concentrato su buoni lavori al giusto valore. Il design ha stabilito una sua posizione rilevante. La Galleria Jablonka ha venduto per 450mila euro una stupefacente, astratta poltrona-scultura in acciaio disegnata da Ron Arad. «Non vedo differenze tra arte e design - dice Arad -. Disegnerei anche per Ikea se il progetto fosse valido. Vent’anni fa nessuno avrebbe pensato che la fotografia potesse essere considerata arte contemporanea, e guardate oggi! Per il design sta succedendo lo stesso».
Con i suoi 50mila pezzi si può includere la Deutsche Bank, sponsor della fiera, tra i grandi «collezionisti». Nella lounge della banca, allestita per gli ospiti, erano in mostra tra gli ultimi acquisti le foto dell’italiano Franco Fontana. Nella tornata di questi giorni le case d’aste battono il martello per più di 260 milioni di euro, e le sessioni non sono finite. Phillips de Pury sabato ha disperso parte della Collezione Golinelli. «Mi chiedono se sono moribondo, ma vendo solo per continuare a comprare artisti che oggi mi interessano di più», dice ridendo l’87enne e vivacissimo Marino Golinelli da Bologna. Nell’atmosfera rock che caratterizza le sue performance sul rostro, Simon de Pury ha raccolto per Golinelli più di 7 milioni di euro.


Ma la settimana di «Frieze» non è solo vendite: Tate Modern ha inaugurato la megainstallazione Shibboleth della colombiana Doris Salcedo, una lunga, destabilizzante crepa che percorre irregolare tutto il pavimento della Turbine Hall; la Royal Academy dedica una retrospettiva a Georg Baselitz, importante artista tedesco; alla Serpentine c’è l’americano Matthew Barney, e molto altro.

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