Riccardo De Corato, al telefono da Tel Aviv, sfoga la sua amarezza verso Gianfranco Fini: "Se la Lega a Milano viaggia intorno al 14% e in alcune città del Nord è il primo partito, è tutta colpa sua".
Lei era considerato vicino a Fini. Quando è arrivata la rottura?
"Quando ha cominciato a invertire la rotta su tutti i temi della destra e del Partito popolare europeo, di Sarkozy e della Merkel. Sarkozy ha fatto vietare il burka, i rom li ha rispediti in Romania, è entrato in polemica con buonisti e benaltristi, categoria di cui Fini è autorevole esponente. Sarkozy dice esattamente il contrario di Fini e dice tutte cose che dicevamo noi, che diceva Fini, vent’anni fa!".
Che cosa diceva Fini?
"Ha fatto una giravolta di 360 gradi! Certo, cambiare idea non è vietato, ma poi non può venire a dire che noi del Pdl siamo la fotocopia della Lega! È la Lega ad aver fatto propri argomenti che sono da sempre i nostri e che erano anche i suoi. Il manifesto "Prima gli italiani" lo aveva fatto affiggere lui, Fini, durante le campagne elettorali degli anni Novanta. Gli slogan della destra erano questi, quando Bossi non era ancora entrato al Senato".
Perché è colpa di Fini se la Lega ha conquistato consensi?
"Quando Fini e An facevano una politica di destra, la Lega era nei ridotti subalpini. A Milano avevamo portato la Lega al 4 per cento e An nel 1995 aveva le stesse percentuali che ha oggi la Lega. Ora come mai la Lega arriva al 14 per cento proprio negli anni in cui Fini ha progressivamente abbandonato le posizioni della destra europea e del Ppe? Lui ha sposato temi di sinistra e ha regalato alla Lega milioni di voti".
Quali tesi di Fini aiutano la Lega?
"Mentre la Francia, la Germania e altri Paesi europei prendono seri provvedimenti, noi facciamo difficoltà per leader come lui che fanno da sponda al buonismo della sinistra. Generazione Balotelli va bene, ma prima bisogna far rispettare le regole. Lui una volta diceva che forti flussi migratori, lo diceva lui, non sono governabili e creano razzismo e xenofobia. Questo diceva il Fini di destra. Noi continuiamo a dire queste cose: dobbiamo frenare i flussi proprio per evitare xenofobia e razzismo. La sua era una analisi perfetta, peccato che ora proponga cittadinanza breve e voto agli immigrati".
È solo sull’immigrazione il problema?
"No, non solo. Un altro regalo che Fini ha fatto alla Lega è stata la proposta di tassare le rendite finanziarie. Una potenziale botta al ceto medio del Nord".
E come si spiega questo cambiamenti di rotta?
"Non conosce i problemi reali del Nord, dove lui fa solo comizi in centro invece di voler conoscere la situazione delle periferie. La Lega in alcune città del Nord è al primo posto perché lui ha abbandonato determinate posizioni. Gli do un consiglio: quando viene a Milano non vada solo al Derby in via Borgogna, in centro. Sarebbe utile che gli facessero fare un giro al Corvetto, in via Padova, a Quarto Oggiaro, alla Comasina, dove si registra il 445 per cento in più di stranieri in 10 anni. Provi a spiegare lì l’integrazione".
Qual è la sua ricetta di integrazione degli immigrati?
"Oggi il cardinal Tettamanzi ha detto cose importanti. Vorrei che Fini si ricordasse che prima di parlare di voto agli immigrati bisogna che gli immigrati rispettino le regole. A Milano ci sono più stranieri che a Roma! E senza regole è impossibile integrare un tale numero di persone. Un’immigrazione così forte se la spalmi in un secolo è un conto, ma in 10 anni stravolgi tutto".
Come ex esponente di An, si è sentito ferito dalla vicenda della casa di Montecarlo?
"Mi è dispiaciuto. È una vicenda che mi ha lasciato molto amaro in bocca".
I finiani di Milano devono mantenere le cariche o no?
"Non c’è nessun problema, parlarne vuol dire dare loro troppa importanza. Non c’è una consistenza né numerica né di altro tipo, siamo alla fine del mandato, poi vedremo per le alleanze, se ne parlerà, ma i problemi saranno semmai da parte loro".
E la candidatura Albertini? Avete lavorato fianco a fianco per due mandati.
"Secondo me non c’è un’ipotesi del genere. Non credo che Albertini, quello che ho conosciuto io, farebbe un errore del genere".
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