«Bastardo. Assassino. Devi morire». Con queste parole, urlate da una ventina di persone che si erano radunate nel piazzale della sede del giudice di pace di Ventimiglia, Luca Delfino è stato accolto ieri al primo dei processi che deve affrontare. Delfino, che nello scorso mese di agosto ha assassinato con 40 coltellate la sua ex fidanzata Antonella Multari in centro a Sanremo, doveva rispondere delle molestie e minacce fatte alla madre della ragazza. L'episodio risale al 24 dicembre del 2006 quando si recò a casa della famiglia Multari e poi, una volta allontanato, vi era tornato dopo poco minacciando i genitori al citofono che accusava di essere i responsabili della conclusione della relazione. «Tutto quello che è successo è colpa vostra perché non mi avete mai accettato - aveva detto Delfino - per questo ve la farò pagare».
Una volta entrato in aula la tensione è rimasta altissima con la presenza di molti famigliari della ragazza con cui spesso Delfino ha incrociato gli sguardi quasi a cercare una provocazione. «Ho sempre avuto paura di lui fin dal primo giorno che l'ho conosciuto - ha detto Rosa Multari in lacrime - Questa vicenda si è conclusa alla vigilia del compleanno di Antonella, quando lui l'ha uccisa». Era la prima volta che la mamma di Antonella si trovava faccia a faccia con l'assassino di sua figlia. Delfino ha respinto tutte le accuse affermando di non aver mai minacciato la famiglia Multari. «Ho sentito solo una fabbrica di bugie» ha dichiarato in aula l'imputato che poi in aula ha addirittura insultato il papà e la mamma della sua ex fidanzata definendoli dei «non genitori».
Luca Delfino, riguardo l'omicidio, continua a dichiararsi innocente ed afferma di non credere che la ragazza sia morta. «Voglio vedere Antonella» ha infatti detto ai cronisti sia al momento di scendere dal cellulare della polizia penitenziaria sia quando vi è risalito prima di andare via. «Questa continua ad essere la sua tesi - ha confermato il suo legale, l'avvocato Riccardo Lamonaca - infatti mi ha chiesto di poter vedere alcune fotografie dell'omicidio per convincersene». Dopo un lungo dibattimento il giudice Cecconi ha emesso una sentenza di condanna per le minacce ripetute e reiterate, comminando le 85 euro previste dal codice. «Noi non abbiamo chiesto una pena in denaro - ha detto l'avvocato Marco Bosio, difensore di parte civile - perché non vogliamo sporcare l'immagine di questa mamma che vive nel ricordo di una figlia che un dannato assassino le ha portato via».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.