Denuncia le pecche della giunta rossa: cacciato dal Codacons

Prima che fosse lui a interessarsene in prima persona, il Codacons, a Rimini praticamente non esisteva. Ma dal 15 dicembre del 2005, da quando cioè Alessandro Ceriani assume il ruolo di coordinatore  per la provincia, l’associazione presieduta da Carlo Rienzi diventa una "potenza" nel territorio

Prima che fosse lui a interessarsene in prima persona, il Codacons, forse la più famosa tra le associazioni dei consumatori italiane, in quella parte della riviera romagnola praticamente non esisteva. Ma dal 15 dicembre del 2005, da quando cioè Alessandro Ceriani assume il ruolo di coordinatore responsabile per la provincia di Rimini, l’associazione presieduta da Carlo Rienzi diventa una «potenza» nel territorio. Nel maggio del 2009 addirittura stringe, attraverso la «Lista consumatori» (l’emanazione politica diretta dell’associazione), un’alleanza elettorale con il futuro presidente della provincia, il piddino Stefano Vitali. Vitali successivamente vince le elezioni e il 25 giugno si insedia. In questa vittoria elettorale, per Ceriani, c’è l’inizio della fine.
Il fatto è che Ceriani, libero professionista nel settore elettromedicale, il consumerismo lo ha sempre visto, forse banalmente, come un servizio a favore del consumatore e degli utenti; una «missione» da affrontare senza porsi domande di opportunità politica. Per questa ingenuità è stato «trombato». «Sono stato cacciato dopo quattro anni per aver fatto - denuncia - quello che un’associazione dei consumatori che si definisce indipendente deve fare». Che cosa? A inizio mese Ceriani avvia un’inchiesta sugli uffici di collocamento per disabili dell’Emilia Romagna, ovvero quelle strutture pubbliche, emanazione della Provincia, finalizzate ad aiutare persone con handicap nella ricerca di un impiego. Risultato: secondo Ceriani la struttura di Rimini presenta «scomodità logistiche» e «deficit di accoglienza». I giornali locali pubblicano i risultati dell’inchiesta, la Provincia ribatte a mezzo stampa, le polemiche montano. E il Codacons - nella figura del presidente regionale, l’avvocato Bruno Barbieri - si incarica di redarguire Ceriani, reo di aver dato fastidio alla Provincia «amica». Non basta. Dopo qualche giorno, il 12 dicembre, Ceriani viene definitivamente «radiato», allontanato dall’associazione. «Il Codacons tradito da Ceriani - ha scritto in una nota Barbieri, come ha riferito La Voce di Romagna - rinnova il proprio appoggio a Vitali».
Tutto finito: il segretario provinciale riottoso eliminato, il patto politico tra Codacons e Provincia rinsaldato. Resta soltanto l’amarezza di Ceriani, convinto di essere stato fatto fuori per altri motivi che l’inchiesta sui centri di impiego. Il fatto è che Ceriani non è mai stato un segretario provinciale «ligio alla linea» del Codacons, struttura gerarchizzata e molto centralizzata che vede al vertice quel Rienzi da 303mila euro all’anno (reddito 2005 lordo). Nel gennaio del 2007 Ceriani invia al Cncu (il Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti che rappresenta tutte le maggiori associazioni dei consumatori) una richiesta formale di informazioni: vuole sapere come e quanto le associazioni dei consumatori vengono finanziate dai fondi pubblici distribuiti dal ministero per lo Sviluppo economico.

«Sono passati due anni, e nessuno mi ha mai risposto - commenta Ceriani -. E dire che all’epoca ero coordinatore provinciale di una delle associazioni più rappresentative. Come dire, il consumerismo italiano non brilla certo per trasparenza».

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