Il carcinoma prostatico (che è il tumore più frequente, dopo quello del polmone, nella popolazione maschile) fa meno paura. Ce lo conferma il professor Francesco Rocco, direttore della Clinica urologica nelluniversità di Milano, cresciuto nella grande scuola del professor Pisani. «I notevoli progressi diagnostici - dice - permettono di scoprire precocemente una patologia assai temibile e di affrontarla con tutti i mezzi di cui oggi disponiamo». Questo messaggio di speranza richiede naturalmente la totale partecipazione dei pazienti e la loro volontà di sottoporsi ogni anno (dopo i 50) ad un attento screening, che prevede il dosaggio del PSA, la visita rettale e spesso lecografia prostatica trans rettale. La diagnosi precoce, infatti, moltiplica i livelli di sopravvivenza. In Italia vengono diagnosticati ogni anno 17mila nuovi casi di tumore alla prostata; di essi più di 10mila sono già in fase avanzata. Secondo lIstituto Superiore di Sanità «oltre il 30% dei maschi italiani che hanno più di 50 anni non ha mai eseguito un controllo urologico». Il carcinoma prostatico viene definito «in rapida crescita» dallOrganizzazione mondiale della Sanità: nei prossimi dieci anni la sua incidenza sarà doppia. «Quando le condizioni generali del paziente lo permettono, si può ricorrere alla terapia chirurgica, che consiste nella rimozione radicale della prostata. È un intervento quasi sempre risolutore: nel 90% dei casi assicura una sopravvivenza di almeno 10 anni». Molte scuole urologiche italiane hanno offerto varianti innovative alla tecnica tradizionale, che porta il nome del suo inventore: Walsh. Recenti studi del professor Rocco, pubblicati su riviste come il Journal of Urology, hanno permesso di ridurre le complicazioni, soprattutto lincontinenza postoperatoria. Questa nuova tecnica chirurgica prevede una ricostruzione anatomica molto precisa attraverso il «Rocco stitch»: il punto di Rocco. Quando lintervento chirurgico è sconsigliato, o in alternativa ad esso, può rivelarsi efficace la radioterapia; ma non bisogna accumulare ritardi. Nel caso in cui non sussistano possibilità di terapia chirurgica o radioterapica, il professor Rocco giudica «molto utile» un trattamento ormonale anti-androgenico a base di farmaci che agiscono sia a livello centrale che a livello periferico, riuscendo a inibire l'azione di stimolo degli androgeni sulle cellule tumorali prostatiche, ritardando così la progressione della malattia.
Di questo si occupa la Fondazione per la ricerca e la terapia in urologia, una ONLUS diretta da Francesco Rocco. Il primo messaggio è questo: solo se sarete vigili e praticherete uno screening anno per anno potrete sconfiggere il tumore della prostata e le patologie delle vie urinarie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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