Attenzione al ghiaccio nei drink: i rischi per la salute

Il piacere di un drink ghiacciato, soprattutto con le alte temperature di questo periodo, può essere rovinato proprio dai cubetti di ghiaccio, spesso veicolo di batteri e contaminazioni.

Attenzione al ghiaccio nei drink: i rischi per la salute

Ghiaccio ed estate, un connubio indissolubile soprattutto in questo periodo in cui le temperature sono impazzite e arrivano a superare i 40 gradi, toccando punte di 48 nell'entroterra sardo. Come rinunciare a quel gusto che rinfresca palato e idee quando tutto intorno a noi è bollente? Impossibile. Soprattutto nei drink da assaporare insieme agli amici, in questo periodo di movida, ma anche a casa aggiunto all'acqua o a qualsiasi tipo di bevanda, dal thé freddo all'aranciata. Indispensabie anche per raffreddare la frutta, e una bella anguria succosa, non è tale se non accompagnata da qualche cubetto da consumare alla fine come un ghiacciolo. Ma attenzione, dietro quell'aspetto innocuo e a zero calorie perché composto solo da acqua, possono nascondersi insidie per la nostra salute.

Un concentrato "ghiacciato" di batteri

Mentre siamo molto attenti a quello che beviamo, quasi nessuno fa caso al ghiccio che raffredda la nostra bevanda, che mescolandosi agli ingredienti viene introdotto nel nostro organismo. "Non tutti sanno -spiega Bruno Ranellucci, ceo di Tutor Consulting, uno dei massimi esperti in materia- che la non corretta produzione e conservazione del ghiaccio favorisce l'accumulo di numerosi batteri che, di fatto, condiscono il nostro drink. Un fenomeno diffuso nel nostro Paese che fa il paio con tante irregolarità presenti nei locali dove si somministrano cibi e bevande. Irregolarità che riguardano ad esempio la mancata osservazione delle regole sull'Haccp, quell'insieme di procedure mirate a garantire la salubrità degli alimenti, la presenza di magazzini sotterranei o di ambienti non adatti allo stoccaggio delle merci".

Ma cosa rende così pericoloso il ghiaccio utilizzato per rendere le bevande fresche? La risposta è nei batteri e nelle muffe, che quando presenti ad alte quantità, possono contaminarlo. Rischi di contaminazione batterica sono presenti nella grande produzione industriale, ma anche nel freezer di casa. Anche se l’Unione Europea non ha ancora emanato una specifica normativa che regoli la produzione del ghiaccio, è possibile far riferimento alle linee guida predisposte dall’Inga (Istituto nazionale per il ghiaccio alimentare), approvate dal Ministero della Salute e raccolte all’interno del “Manuale di corretta prassi operativa per la produzione, la conservazione e l’utilizzo del ghiaccio per uso alimentare”. Si tratta di un piccolo vademecum, utile per evitare la contaminazione biologica da batteri, uno dei più probabili pericoli per la salute dell’uomo.

Gli studi sui "ghiaccioli" dei drink

Numerosi studi e indagini effettuate dalle autorità sanitarie nazionali e mondiali (Ministero della Salute Italiano, EFSA, OMS, FDA) in diverse nazioni, comprese l’Italia e paesi europei, hanno dimostrato che il ghiaccio può essere contaminato da varie specie di batteri, quali Escherichia coli, Staphylococcus Aureus, Staphylococcis spp, Streptococcus spp, Clostridium spp, Pseudomanas aeruginosa, Enterococcus spp, Campylobacter listeria e salmonella, tutte specie potenzialmente patogene per l’uomo. Tali microrganismi possono essere presenti principalmente per due motivi, l'utilizzo di acqua contaminata e il mancato rispetto di corrette prassi igieniche durante la produzione, lo stoccaggio e la manipolazione.

In quale modo si contamina

A iniziare ovviamente dall'acqua che viene usata per produrre il ghiacciolo, che deve essere conforme ai requisiti del Decreto Legislativo 31/2001 sulle acque destinate al consumo umano. Inoltre tutte le apparecchiature per la produzione di acqua “trattata” somministrata nei pubblici esercizi, devono essere sanificate con continuità, sia che si tratta di quelle per la produzione, ma anche per lo stoccaggio del ghiaccio.

A contaminare il ghiaccio sono però anche alcune pratiche nel modo in cui viene servito. Ad esempio l'usanza estremamente diffusa, di prelevarlo direttamente con il bicchiere dal contenitore, spesso non protetto ed esposto all'aria. Altra fonte è la pulizia dei contenitori in cui questo viene riposto, che se non puliti, meglio ancora disinfettati, possono diventare fonte di proliferazione batterica.

Per questo è importante che vengano eseguiti tutti i passaggi igienico-sanitari per la produzione di alimenti (HACCP), come accennato prima, e il personale addetto alla manipolazione deve essere informato sulle possibili conseguenze, per evitare il più possibile contaminazioni nei drink serviti.

Come deve essere usato il ghiaccio

Importante ricordare che:

• Il ghiaccio alimentare non può essere messo in contenitori non certificati per il contatto con gli alimenti;

• Non può essere conservato o stoccato (ad esempio imbustato e messo in celle freezer);

• Non può essere venduto sfuso o in contenitori/confezioni che non riportino:

– il lotto di produzione, da cui si possa risalire ad acqua e imballi

primari impiegati nella produzione secondo quanto prescrive il reg. 178/02 sulla Rintracciabilità dei cibi confezionati;

– il luogo di produzione (stabilimento di produzione che deve essere registrato fra le imprese alimentari).

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