Non è importante aggiungere anni alla vita, ma vita agli anni. Dice così il premio Nobel Rita Levi Montalcini quando parla degli obiettivi della medicina. Ed è questo il senso del lavoro del professor Luigi Fontana, ricercatore dell'Istituto Superiore di Sanità, che oggi è stato invitato da Science a pubblicare un lavoro importantissimo che mostra gli effetti della restrizione calorica sull'invecchiamento, in una sorta di «summa» di questo filone di studi di medicina molecolare di cui è diventato il portavoce internazionale.
«Un successo straordinario quello di Fontana - afferma il presidente dell'Istituto, Enrico Garaci - non solo perché è italiano il primo autore di uno studio pubblicato su una delle più prestigiose riviste scientifiche internazionali, ma anche perché porta la firma dell'Istituto Superiore di Sanità e quindi della ricerca pubblica italiana». Si tratta infatti di una ricerca con importanti ricadute sulla sanità pubblica. «Se la durata della vita media è di circa 80 anni, la durata della vita media in salute è in realtà di 50 anni. Riuscire a trasformare questo intervallo di 30 anni in un periodo di vita sana - spiega - significherebbe non solo elevare la qualità della vita delle persone, ma anche liberare risorse importanti del Servizio sanitario nazionale».
Ma se questa è la medaglia che a questa ricerca va per i suoi effetti sul piano sanitario, sicuramente non è minore l'appeal che essa ha sul piano della conoscenza scientifica. «Degli effetti della dieta, degli stili di vita sani si è parlato finora soprattutto su basi epidemiologiche - spiega Garaci - si associavano le malattie ai fattori di rischio, i fattori di rischio agli stili di vita e si cercavano le correlazioni. Si vedeva che, statisticamente, chi mangiava più frutta e verdura in genere stava meglio. Questi studi, invece, ci permettono di comprendere perché ciò accade, le interazioni molecolari tra cibo, metabolismo e malattia». Un salto non da poco, perché ci consente di comprendere meglio il funzionamento dell'intero organismo. «Una visione di questo tipo significa oltrepassare il punto di vista esclusivamente genetico e poter coniugare questi dati alle osservazioni epidemiologiche - dice il presidente - significa poter integrare tutte le conoscenze con la consapevolezza di come agisce il metabolismo, come influisce sull'insorgenza delle malattie e quindi ritardarle facendo interventi più mirati e più complessi. D'altra parte, vista l'attenzione del ministro Fazio alle problematiche della ricerca, ma anche della prevenzione, credo sia un momento favorevole per promuovere queste ricerche di qualità».
Lo studio nasce in collaborazione con la Washington University School of Medicine di Saint Louis, quella in cui la Montalcini ha sviluppato le sue ricerche e da cui Fontana è tornato in Italia per proseguire questi studi continuando a tenere vivo comunque il filo che lo lega all'America.
La sperimentazione sull'uomo, di cui oggi abbiamo pubblicato i primi risultati, segna sicuramente una pietra miliare nell'ambito di questi studi e ci consente di comprendere come risultati di anni di ricerche sugli animali si traducano sull'uomo. Nel corso dello studio sono stati arruolati cinquanta volontari, che hanno mostrato una diminuzione significativa dei principali fattori di rischio collegati alle malattie cardiovascolari e neurodegenerative. Non ci sono ancora dati sulla sopravvivenza poiché, ovviamente, attualmente le persone arruolate sono in vita ed in salute. Gli studi preliminari, durati vent'anni, sugli animali hanno mostrato come tutti gli organismi, dalle cellule agli animali, sottoposti ad un regime di restrizione calorica muoiono in età avanzata e presentano molti meno problemi legati all'invecchiamento. In particolare, gli esperimenti hanno dimostrato che tra il 30 ed il 50% degli animali sottoposti a restrizione calorica o con mutazioni genetiche nelle vie di segnale collegate all'invecchiamento, la durata della vita coincide con la salute della vita, mentre il 94% degli animali sottoposti ad una dieta standard sviluppa patologie legate all'invecchiamento.
Una prospettiva talmente ampia e complessa quella aperta da questi studi che l'Istituto Superiore di Sanità, poco dopo l'arrivo di Fontana dall'America, ha creato un'Unità di invecchiamento per comprendere la biologia dell'invecchiamento e la prevenzione delle patologie croniche-degenerative nell'uomo. Tra i progetti c'è anche quello di creare una cucina metabolica ed una palestra sperimentale per monitorare gli effetti di diversi regimi dietetici e dell'attività fisica sulla base di questo nuovo approccio.
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