È un bilancio positivo quello del primo anno di vita del Difensore civico, sebbene qualche ombra si figuri allorizzonte. Infatti, nonostante i numeri parlino di uniniziativa che ha avuto successo, le risorse a disposizione per il 2007 sembrano assottigliarsi notevolmente. Se nel 2006, con solo otto mesi di piena attività (da maggio a dicembre), il Comune aveva stanziato 160mila euro, nel bilancio previsionale 2007 ne sono previsti solo 150mila. Ma non basta. In Consiglio comunale sono stati presentati due emendamenti per ridurre ulteriormente i fondi al Difensore civico: il primo prevede un decurtamento di 100mila euro, il secondo cancella qualunque risorsa economica da destinare al servizio.
Ma procediamo con ordine. Il Difensore civico è una figura indipendente di intermediazione tra i cittadini e l'Amministrazione pubblica. A questa figura ci si può rivolgere gratuitamente per segnalare inadempienze e disfunzioni del Comune e dei suoi enti. A seconda della segnalazione, il Difensore civico si rivolge alla Direzione comunale competente per il tipo di problema segnalato e cerca di aiutare il cittadino a risolverlo.
A Milano questa figura è nata nel novembre del 2005, ma è diventata operativa a maggio del 2006. A partire da questa data ha trattato oltre 2mila casi. Di questi, oltre mille hanno richiesto lapertura di unistruttoria formale, vale a dire la richiesta di un intervento diretto dellamministrazione comunale, con 556 interventi giunti a termine; quasi 1.400, invece, sono stati trattati senza aprire un fascicolo. Gli interventi hanno riguardato soprattutto questioni economiche (contestazioni di sanzioni amministrative o problemi legati ai tributi), di territorio (edilizia, trasporti e urbanistica) e legati ai servizi (per esempio lassegnazione di alloggi popolari e le graduatorie per i servizi socio-assistenziali).
Un caso curioso e significativo in cui si è richiesto lintervento dellombudsman è stato quello di un uomo che, acquistata una casa in un comune in provincia di Milano, ha però versato lIci al comune capoluogo. L'errore è emerso solo dopo quattro anni dal versamento della tassa, quindi troppo tardi per chiederne il rimborso entro i termini di legge, fissati in tre anni.
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