Difficoltà respiratorie per 82 milioni di europei Lo denuncia una ricerca condotta in 65 ospedali

Delle tre parole (broncopneumopatia cronica ostruttiva, Bpco) la più inquietante è l’ultima, che denunzia il vero pericolo: una progressiva difficoltà di respirare, dovuta ad una persistente riduzione del flusso d’aria destinato ai polmoni. Questa è la malattia dei grandi fumatori ma anche di coloro che arrivano a sessanta o a settant’anni con ridotte difese immunitarie. Tra pochi anni sarà la terza causa di morte nel mondo. In Europa colpisce 82 milioni di persone, in gran parte di sesso maschile.
Al quarantesimo congresso nazionale dell’Aipo, Associazione italiana pneumologi ospedalieri, sono stati presentati i risultati di uno Studio chiamato BPCO3 condotto su 4.000 pazienti in 65 centri ospedalieri tutti italiani, per confermare o per correggere le Linee guida internazionali. Il primo risultato dello studio in parola è che esiste una fascia «sommersa» piuttosto rilevante in cui molti malati arrivano alla diagnosi tardivamente, quando le difficoltà respiratorie sono preoccupanti. Al Policlinico di Pavia – per esempio – su cento pazienti «acuti» 28 non sapevano di essere affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva e quindi non si curavano, moltiplicando i rischi. Nel corso del Congresso è stata fatta un’attenta analisi delle varie opzioni terapeutiche, con una fondamentale precisazione: rifiutare le cure è molto pericoloso ma anche un sovratrattamento può creare dei problemi. Esistono (per fare un esempio) terapie che associano stabilmente broncodilatatori e steroidi che vanno riservate ai casi gravi o gravissimi ma vengono impiegate anche in pazienti la cui ostruzione è decisamente modesta; questo eccesso impedisce di controllare razionalmente il decorso della malattia.
Il professor Stefano Centanni, cattedratico di pneumologia al San Paolo di Milano e presidente della Società italiana di medicina respiratoria, ha affermato che presto in Italia vi sarà un’arma in più per curare la Bpco. Si tratta di un nuovo broncodilatatore (Indacaterolo) che raggiunge tre importanti risultati: agisce in un tempo brevissimo, cinque minuti, e resta efficace per 22-24 ore.

«Rispetto alle terapie precedenti - ha detto - questo farmaco - già approvato in Europa dall’Emea – migliora l’aderenza alla terapia ed offre una qualità di vita superiore. L’Indacaterolo porta a miglioramenti nella funzione polmonare, nella dispnea, nei movimenti».

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