da Londra
«È unoperazione magica, difficile in futuro trovare un altro cast di questo livello e una produzione che sebbene tradizionale è così viva e divertente in cui anche lorchestra supera se stessa», dice Bruno Campanella che in questi giorni dirige al Covent Garden La fille du régiment nella versione originale francese scritta da Donizetti nel 1840. Molto amato dagli inglesi e mai rappresentato abbastanza in Inghilterra Donizetti è sempre un premio per i suoi fan dOltremanica, ma mai successo fu così straripante per unopéra-comique, così piena di brio e contrasti ma anche tanto esile, che questa volta vanta «il miglior cast del mondo», come ribadisce il nostro direttore dorchestra.
Un allestimento da Oscar nel suo insieme che ha rapito allunanimità sia critici che pubblico.
Lopera non veniva messa in scena al Covent Garden dal 1967 quando lanciò la carriera di Luciano Pavarotti, ora a raccogliere le sfide vocali è il virtuosismo tecnico di Juan Diego Florez che ha lanciato con splendida precisione i nove Do di petto nellaria del primo atto. Non da meno del grandissimo tenore peruviano è il soprano francese Natalie Dessay, nel ruolo della figlioccia-vivandiera del reggimento, un distillato di esuberante belcanto, comicità e mimica. Applauditissimi anche il soprano britannico Felicity Palmer nella parte della marchesa e il versatile basso Alessandro Corbelli in quella di Sulpice.
Per la regia del francese Laurent Pelly, lallestimento è tutto spirito e inventiva, lazione è ambientata durante la Prima guerra mondiale sui monti del Tirolo, in un paesaggio satirico di carte geografiche accatastate, cui segue un altrettanto surreale salone pieno di mobili e cornici di quercia contro pareti immaginarie, la gestualità stilizzata alla Chaplin sottolinea lartificialità della trama, in un armonioso insieme ludico e esilarante.
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