Sanremo - Simone Cristicchi vince Sanremo 2007 con la struggente, bellissima Ti regalerò una rosa, secondo Al Bano con Nel perdono, terzo Piero Mazzocchetti con Schiavo d'amore. Va bè: un verdetto insomma che un po' convince e un po' lascia straniti. E tuttavia, giurie a parte, gran bel finale, per il festival numero cinquantasette. Con Mike Bongiorno che apre la serata e pensate voi che coppia di giganti, lui e Baudo affiancati a scambiarsi facezie e complicità, nella kermesse che entrambi, più di chicchessia, hanno contributo negli anni a rendere gloriosa. E poi Fabrizio Moro, trionfatore quest'anno per il girone giovanile, che inaugura il défilé canoro con il suo civilissimo brano sulla mafia.
Insomma, il festival «riformato» si conclude, Superpippo, novello Lutero, lo pilota verso l'ultimo approdo con l'apporto squittente della Hunziker, e per una volta se ne saluta la fine senza l'usuale sollievo: non più come una liberazione, semmai come la degna conclusione di un'esperienza, tutto sommato, gratificante. Ecco dunque Nada con la sua voce profonda e il suo bel brano, maltrattato dai giurati. E Paolo Rossi, bravo assai più di quanto la non eccelsa canzone di Rino Gaetano, a lui affidata, richiederebbe. Poi il pop-rock dei Velvet e il Dorelli sopraffino di Meglio così, la voce sempre bella e corposa dei tempi d'oro, sul podio Gianni Ferrio che con Giorgio Calabrese ha scritto questo gioiello di stile e seduzione.
Ascolti uno per uno i brani in gara, e quasi ti dispiace che questa kermesse troppo lunga, articolata in serate troppo lunghe, volga al traguardo. Perché poi c'è Al Bano con le sue roboanze tenorili e l'accorato messaggio della sua Nel perdono, c'è la sophisticated lady Amalia Gré col suo raffinato pop-jazz, c'è la squisita vocalità di Mango alle prese col panico respiro di Chissà se nevica. E Tosca, con le seduzioni felliniane del suo Terzo fuochista, uno dei momenti più eterodossi, dunque preziosi di questa edizione.
Poi Concato, toccante e intenso, la tenera Leda Battisti, l'impeto tenorile di Mazzocchetti e il maiuscolo Simone Cristicchi, che di questo festival ha costituito sicuramente la più clamorosa sorpresa, sterzando dalle lepidezza di Vorrei cantare come Biagio Antonacci alla commozione profonda di Ti regalerò una rosa, dolce e tremenda incursione nel mondo delle malattie mentali. Quindi Silvestri: la cui Paranza solca fin troppo disinvoltamente le acque trasparenti del disimpegno, ma è gradevole, compilata con intelligenza e brio, astutamente arrangiata nel suo ritmo danzante di calypso.
E ancora? Milva, grande attrice e voce che gli anni rendono sempre più bella. E Antonella Ruggiero, con la sua tenera, assorta, toccante ninna nanna «fra le guerre». E va be’, ci sono anche i fratelli Bella - che polemizzano con la giuria, rimbeccati da Alba Parietti -, i Facchinetti padre e figlio, gli Stadio, gli Zero Assoluto, Meneguzzi. Ci stanno anche loro, servono a far risaltare di più le pagine migliori della rassegna.
Poi c'è Momo, l'ultima scoperta di Chiambretti, con la canzoncina sgangherata e la gag sui reggiseni già collaudate al Dopofestival, e Flavio Insinna, quello di Affari tuoi, che è vero, col festival c'entra poco, ma pesa meno delle grevità di qualche comico, e diverte di più.
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