La «gita» di Ferragosto di due poliziotti della Questura di Genova è consistita nell'accompagnare un immigrato clandestino nel «più vicino» centro di identificazione e di espulsione disponibile. Tutto normale, no? No. Visto che sono dovuti andare a mille chilometri di distanza, in quel di Bari. Proprio così, con i centri strapieni, in tutto il Centro-Nord non c'era un solo buco libero. Andata e ritorno, fanno 2mila chilometri a bordo di una vecchia Fiat Marea, che aveva già sulle ruote 150mila km di anzianità di servizio. Paradossi della sicurezza.
La denuncia è del sindacato autonomo di polizia Sap, per bocca del segretario generale Nicola Tanzi. «Un caso non isolato ma che rischia di diventare frequente», testimonia. Soprattutto dopo le novità introdotte nel testo unico in materia di immigrazione a seguito dell'entrata in vigore della legge 94 del 2009. Spiega Tanzi: «Se non si affrontano economicamente i nodi che riguardano gli organici, carenti nella maggior parte dei nostri uffici, i mezzi (un terzo delle autovetture in costante manutenzione e molti veicoli in circolazione sono ormai vecchissimi) e le strutture, rischiamo di far saltare un sistema che non può certo reggersi sulle "passeggiate" dei militari». In sostanza, avvertono quelli del Sap, con l'introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato, senza contare la regolarizzazione di colf e badanti, gli Uffici immigrazione delle Questure «potrebbero andare presto al collasso». Le stime prevedono un'ondata di 500mila nuove pratiche entro la fine di settembre.
Il punto cruciale, quindi, è dare attuazione agli strumenti in materia di sicurezza.
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