Roma Video live con urla, censura e battibecco. E poi diario internautico, senza filtri, con annuncio-choc di possibili dimissioni. Questa non è solo la storia dell’ennesimo caso che pone una questione democratica nel Pd, dove la forza degli apparati burocratici - ormai - tende a prevalere sempre più spesso su quella dei processi democratici. È anche il primo caso di una battaglia politica totalmente nata e cresciuta in rete, la prima crisi politica che nasce su Facebook e continua su un sito, in una dimensione di virtualità assoluta, senza che il protagonista sia mai visibile in carne e ossa.
Nulla di strano, visto che l’interessato è uno come Roberto Giachetti, deputato del Pd, ma anche uno dei politici che più ha sfruttato le potenzialità della rete. Uno che ha organizzato «i ragazzi del pulmino» del Pd quando l’attivismo ristagnava (e poi ci ha fatto un video in rete), uno che ha messo su una sorta di scuola quadri del terzo millennio (Carpe Dem) che andava anche in onda sul satellite (ma anche in diretta su internet!). Giachetti non è politicamente corretto ma è uno dei pochissimi parlamentari che ha sottoscritto per gli operai della Thyssen 500 euro (lo rivelò una clamorosa inchiesta di Gianni Pennacchi su questo giornale); ma anche l’unico che senza troppi peli sulla lingua rivelò al Corriere della sera che non avrebbe sottoscritto il contributo straordinario per la manifestazione del 25 ottobre: «Sono separato, pago gli alimenti, in ogni caso non mi sembra giusto». Infine, e qui si arriva al «caso», da 17 giorni Giachetti digiunava, per chiedere le primarie a Roma, raccontando tutto su Facebook.
Venerdì scorso la direzione romana del Pd ha nel suo ordine del giorno una dizione burocratica, Proposta di regolamento per l’elezione del Segretario del Pd di Roma. E succede il patatrac. Giachetti interviene per porre la questione delle primarie. E nel suo intervento chiede di «Reintegrare l’assemblea cittadina dei membri che mancano da tempo, con le primarie». Ma quando Riccardo Milana - il segretario romano - conclude, tralascia la sua proposta. Così Giachetti si riscrive a parlare, ma non gli danno la parola. E qui, in un clima arroventato, si giunge alla lite. Il deputato chiede la parola, che gli viene negata. Continua come un disco rotto: «Non mi puoi impedire di parlare!». E Milana: «Concludo...». Giachetti: «Non puoi impedirmi di parlare... Non puoi impedirmi di parlare!!!». L’assemblea si chiude, ma inizia il terremoto mediatico. Giachetti pubblica sabato sulla sua pagina Facebook il video con il duello, ripreso da un altro militante con il telefonino: immagine sporca, mossa, e per questo efficacissima. Poi stacca il cellulare. Sul suo sito, una pagina di diario amarissima a partire dal titolo: Una piccola satira ignobile. Tono disincantato: «Con protervia il Coordinatore cittadino ha chiuso l’Assemblea senza che io potessi svolgere il mio intervento». Quindi lo strappo: «Quanto accaduto è di gravità inaudita, tale da imporre delle scelte nette e decise».
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