E Ralph Lauren celebra lo stile delle Windsor

Essere inglesi in America è come essere magri in tutto il mondo occidentale: un enorme vantaggio. Ralph Lauren è il più americano degli stilisti e infatti ha sempre lavorato sul cosiddetto british style ma con la collezione del prossimo inverno in passerella ieri a New York è riuscito a comporre un'immagine talmente perfetta e accurata da far pensare all'imminente approdo del marchio nell'alta moda parigina. Le modelle sembravano pronte per interpretare la parte della duchessa di Windsor nel film W.E. diretto da Madonna e candidato all'Oscar per i sublimi costumi di Arianne Philips. Le giacche dei sublimi tailleur pantaloni di foggia maschile e la parte superiore dei cappotti Principe di Galles oppure spinati, avevano la straordinaria morbidezza della cosiddetta spalla napoletana. Ancor più precisa la scelta degli accessori: borse a bauletto in coccodrillo, scarpe a francesina dal tacco altissimo, cappelli a cloche oppure bastoni da passeggio per il giorno, mentre per la sera c'erano gioielli degni di Cartier. L'apoteosi dello stile da duchessa che vive tra la campagna inglese e il jet set internazionale arrivava con 26 indimenticabili modelli da cocktail e da sera tra cui l'abito lungo in velluto nero appeso al collier a forma di serpente, il tubino nero con scollo-gioiello, la cappa in piume nere dipinte d'oro e un meraviglioso cardigan interamente ricoperto da paillette dorate. Gli applausi sono scoppiati a più riprese quando Ralph Lauren è uscito in passerella vestito come un lord ma con lo sguardo dell'uomo che sa ancora sognare. Stiamo infatti parlando di un designer che fattura 5.2 miliardi di dollari l'anno e che proprio in questi giorni ha visto salire le sue azioni a 175 dollari: la miglior performance dal 2008. Tutt'altra atmosfera da Calvin Klein, dove il designer Francisco Costa fa fatica a rivelare di essersi ispirato alla mostra sull'architettura postmoderna (Style and Subversion 1970/1990) al Victoria & Albert Museum di Londra fino allo scorso gennaio e a una sapiente rielaborazione dell'estetica punk. Le linee a clessidra degli abiti con il punto vita evidenziato da cuciture argentate avevano l'inconfondibile mix di energia e movimento dei migliori lavori di Sotsass e Mendini. Da Proenza Schouler è bella soprattutto la seconda parte della sfilata ispirata a una rivisitazione contemporanea dei costumi da samurai, mentre la prima denunciava un'eccessiva ammirazione per la moda Celine di Phoebe Philo.

Descrivere la collezione Gant disegnata da Michal Bastian sarebbe facilissimo se i portavoce della maison non dicessero che è ispirata allo stilista stesso quando faceva il college negli anni Ottana a Boston, a un pugile e a una ragazza Mods, stile che imperversava negli anni Sessanta. In più ci sarebbero pantaloni dedicati ad Amy Winehouse. La domanda a questo punto è una sola: perché complicarsi la vita quando i bei vestiti parlano da soli?

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica