Tutta colpa di Squinzi, tutta colpa dei giornalisti.Fa bene il premier Monti a individuare la vera causa dei mali dell’Italia: un imprenditore con il tortellino ruspante che non ha ancora imparato le regole dei salotti romani e qualche quotidiano che si ostina a uscire dal coro dei laudatores in salsa d’incenso bocconiano. È tutta colpa loro se lo spread torna a volare, le Borse crollano e l’Italia avanza a passo di mazurka verso un agosto da psicodramma. Le riforme del governo falliscono una dopo l’altra?Le promesse si sono rivelate fasulle? Il presunto trionfo europeo di venti giorni fa si è rivelato una bufala evidente? Ma sì, dai, che importa? Basta non dirlo a voce alta. Soprattutto non scriverlo. Al massimo, se qualcuno lo scrive, gli si dà una consulenza, come a Francesco Giavazzi.
Se tutti stanno zitti, il problema è risolto no?Questo si chiama essere previdenti:siamo sull’orlo del baratro, e stiamo compiendo pure un deciso passo in avanti, ma se facciamo finta di niente sprofonderemo nell’abisso senza accorgercene, continuando ognuno a farsi i fatti suoi. Perché Squinzi disturba? Che vogliono questi giornalisti fastidiosi? Jannacci docet: sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re.
Così viviamo questa estate surreale fra Scipione, Caronte e la perturbazione Circe, in cui le nuvole meteorologiche hanno un nome, quelle economiche invece no: non si possono nominare. Nemmeno per sbaglio. Viviamo questa situazione un po’ paradossale per cui abbiamo la percezione che tutto stia crollando, e ci sarebbe bisogno di misure straordinarie, di interventi eccezionali, mica solo di Imu e accise sulla benzina, ci sarebbe bisogno di dare uno scrollone a questo Paese, di cambiarlo dalle fondamenta. E invece tutto continua come prima, più prima. Ognuno per la sua strada, come se mentre l’aereo di linea stesse precipitando in picchiata l’hostess chiedesse alla sua collega: scusa, hai mica una limetta per le unghie?
I governatori delle Regioni, tanto per dire, continuano con i loro sprechi: il siciliano Lombardo, addirittura, incassa 400 milioni dai contribuenti italiani e si vanta della sua efficienza (?!). E le Province, che dovrebbero essere abolite progettano nuovi palazzi che costano centinaia di milioni di euro («Così risparmiamo», sostengono. Ma sicuro). E il nuovo direttore generale della Rai Luigi Gubitosi viene assunto per risanare l’azienda con uno stipendio da 650mila euro a tempo indeterminato (a tempo indeterminato! Ma Monti non diceva che il lavoro fisso è monotono?). E la Corte Costituzionale blocca la liberalizzazione dell’acqua fra gli applausi di Carlin Petrini e del Manifesto ( tanto che gliene importa alla Corte Costituzionale degli effetti economici delle sue decisioni?). E i magistrati continuano a buttare soldi in processi insensati, collezionando montagne di intercettazioni e di clamorosi flop (tanto qualcuno ha mai chiesto loro di pagare per i loro errori?). E i tribunali decidono, secondo una singolare interpretazione della norma, che un’azienda come la Fiat da un giorno all’altro deve assumere 145 operai a Pomigliano d’Arco (e pazienza se l’azienda non ce la fa a reggere, non è mica un problema del giudice).
E i partiti, contro la volontà popolare, continuano a incassare i soldi del finanziamento pubblico, appena un po’ ridotti ma compensati dall’esenzione fiscale sulle donazioni (tanto a loro che gliene importa se poi non restano soldi per i servizi essenziali?) L’elenco potrebbe continuare a lungo, potete anche completarlo voi. È il nuovo gioco dell’estate: guardatevi intorno e scoprite chi sta ballando nella sala danzante del Titanic. Praticamente tutti. Ognuno dedito a coltivare il suo orticello, ognuno intento a difendere il suo particolare, come tanti cavalli con i paraocchi che non si accorgono che il viottolo porta dritto dentro il burrone. O, magari, se ne accorgono benissimo, però sono fatti così. Non riescono proprio a farne a meno. Cambiare strada? Cambiare direzione? Invertire la rotta e mettersi in salvo? Macché. La riforma dell’Italia continua a essere un sogno impossibile, siamo soffocati dai nostri vizi, neppure l’incubo del disastro incombente è sufficiente per vincerli. Non ne abbiamo la forza. Preferiamo prendercela con Squinzi e con i giornalisti, come Pinocchio faceva con il Grillo Parlante.
C’est plus facile . Li zittisci e via, nessuno più che disturbi il Gran Manovratore e i tanti piccoli manovratorini di contorno.
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