Angry Birds verso la Borsa per non finire spennati

Rovio studia la quotazione per crescere, tra un mese il verdetto. Il bivio della vendita a Tencent

Cinzia Meoni

Red, Blues, Chuck e Bomb e tutti gli altri Angry Birds protagonisti del videogioco della società finlandese Rovio Entertainment si trovano a un bivio. Gli «uccelli arrabbiati» oltre a dare la caccia ai «Piggies», i maialini, ladri di «uova d'oro», devono scegliere quale strada intraprendere per evitare l'estinzione: se, come ipotizza il mercato, approdare in Borsa per raccogliere risorse da destinare alla crescita o vendere a colossi in grado di gestire la trasformazione del gruppo e lo sviluppo del brand, di cui l'azionista di riferimento è Kaj Hed con il 70% del capitale. Il rischio, in assenza di decisioni, l'estinzione degli Angry Birds in altrettanti «dodo», i pennuti delle Mauritius scomparsi attorno al 1700. Nata nel 2003 Rovio Entertainment è decollata nel 2009 con il lancio degli «Angry Birds» la prima hit dei giochi per smartphone. Da allora la società finlandese ha sviluppato il brand con giochi, serie di cartoni animati, merchandising, parchi a tema e, lo scorso anno, con un film. Ma finora non è mai riuscita a trovare «uova d'oro» alternative con cui alimentare il catalogo del gruppo quando gli «Angry Birds» saranno passati di moda. Nel frattempo la concorrenza si fa più agguerrita, lo streaming porta alla ribalta nuovi personaggi e la tecnologia richiede investimenti sostenuti.

Anche per questo, stando alle ultime indiscrezioni, Rovio Entertainment starebbe studiando l'approdo in Borsa con la valutazione stellare di 1,7 miliardi di euro, pari a 10 volte circa il fatturato (un'enormità se si considera che Zynga in Borsa passa di mano a 5 volte il giro d'affari) e addirittura cento volte l'utile operativo. Rovio infatti ha chiuso il 2016 con un fatturato di 190,3 milioni (in crescita del 34%) e con un margine operativo lordo di 17,5 milioni da una perdita di 21 milioni registrata l'esercizio precedente, grazia prevalentemente al lancio del film. Una quotazione a queste valutazioni, già allo studio di Carnagie Bank, Danske Bank e Deutsche Bank, porterebbe nelle casse del gruppo, entro il prossimo mese, 340 milioni circa da destinare a un nuovo film e, soprattutto, a sviluppare nuove storie e personaggi, magari nel nuovo studio aperto a Londra. L'operazione potrebbe arrivare già nel giro di un mese.

In questa estate bollente, peraltro, si sussurra che Tencent, colosso cinese del web, abbia messo gli occhi sugli Angry Birds e sia disposto a mettere sul piatto addirittura 2,5 miliardi.

L'acquisizione dei cinesi potrebbe bissare quella di un anno fa di un altro brand finlandese, Supercell (che annovera tra i suoi successi Clash of the Clans), per cui Tencent ha speso 8,6 miliardi di dollari, pari a 13 volte l'utile operativo, un prezzo d'occasione rispetto agli «uccelli arrabbbiati».

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